Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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martedì, marzo 27, 2012

LA MAGGIORANZA IN UN VICOLO CIECO

di Giacomo Stucchi

Dopo quattro mesi di permanenza a Palazzo Chigi il professor Monti deve essersi accorto che qualcosa non è più come prima nei rapporti coi partiti che lo appoggiano e che gli hanno permesso di legiferare approvando provvedimenti per lo più sbagliati. Il risultato di quest'azione di governo è oggi sotto gli occhi di tutti e consiste nell'aver fatto entrare il Paese in una fase di recessione economica dalla quale adesso non sarà facile uscire. Bene ha fatto quindi la Lega Nord nel non concedere mai la fiducia al governo tecnico e restarsene all'opposizione: oggi i fatti ci danno ragione. Se Monti è davvero arrivato al capolinea lo scopriremo molto presto. In effetti i primi segnali non sembrano essere incoraggianti per lui. Per il governo tecnico tutto è filato liscio sino a quando la triplice romana Alfano-Bersani-Casini non ha avuto remore nell'avallare sempre l'adozione della decretazione d'urgenza: sia che si trattasse di negare la pensione a chi ne aveva maturato il diritto, sia che ci fosse da confezionare un pacchetto di nuove tasse i cui effetti hanno cominciato a farsi sentire già sulle buste paghe di marzo. Ma adesso tutto sembra essere cambiato. Ora che sul tappeto ci sta la riforma del lavoro, ovvero un tema sul quale né il Pd né i suoi innaturali alleati, possono permettersi di sbagliare con scelte avventate, Bersani si è acconciato per un disegno di legge. Probabilmente il segretario del Pd, vista e considerata la reazione della Cgil al testo proposto dal governo, deve avere cominciato a riflettere sulle conseguenze politiche che avrebbe avuto, per i destini elettorali del suo partito, l'approvazione della riforma del lavoro mediante l'adozione di un decreto legge e quindi, ha intimato a Monti di portare la riforma in Parlamento, dove le truppe del Pd possono provvedere a fare le opportune modifiche. Un fatto solo apparentemente positivo. Perché se per un verso è vero che saranno le forze politiche presenti in Parlamento a legiferare, dall'altro verso quanto accaduto dà l'idea dell'approssimazione della maggioranza, e nella fattispecie del Pd, nell'affrontare temi molto delicati come quelli della riforma del mercato del lavoro. A questo punto però c'è da chiedersi se la riforma del mercato del lavoro andrà in porto perché, dopo le dichiarazioni di Monti a farsi da parte, ci si potrebbe davvero avvitare in una crisi politica il cui esito sia quello di costringere Pdl, Pd e Terzo Polo ad assumersi le proprie responsabilità dinanzi al corpo elettorale. Staremo a vedere cosa accadrà, di certo però tra coloro che hanno appoggiato il governo Monti in molti già si chiedono se ne sia valsa davvero la pena aver provocato una sospensione della democrazia con l'insediamento di un governo tecnico, che ha varato solo misure punitive per i cittadini e incrementato la pressione fiscale, ma soprattutto come fare per uscire dal vicolo cieco nel quale si sono cacciati.