SIAMO AL GIOCO DELLE CARTE
di Giacomo Stucchi
I 36 miliardi di euro della legge di Stabilità, al di
là della cifra consistente, sono una montagna di denaro che però poggia
sull’argilla. A cominciare dal taglio delle tasse nella misura di 18 miliardi,
del quale Renzi si fa vanto, ma che rimane tutto da verificare nella realtà
delle cose. Il ministro dell’Economia Padoan, dal punto di vista politico
probabilmente meno smaliziato dell’ex sindaco di Firenze, ha messo infatti il
dito sulla piaga ammettendo che “forse, a seguito dei tagli previsti dalla
legge di Stabilità, le Regioni aumenteranno le tasse, ma i cittadini potranno
valutare le decisioni dei loro amministratori”. Insomma questo è il più
classico gioco delle tre carte, si abbassa l’Irap all’imprenditore e si
confermano gli 80 euro in più in busta paga a chi ne guadagna meno di 1500 al
mese, ma lo si fa togliendo risorse a Regioni e Comuni che, a loro volta,
saranno costretti a reperirle aumentando le tasse sul territorio. Questo
significa che forse un impiegato avrà ancora gli 80 euro di bonus ma, di
contro, pagherà di più i servizi locali, dalla raccolta dei rifiuti al
trasporto. Certo, per cittadini e imprese, qualsiasi riduzione delle tasse va
bene, ma sbaglia chi ritenesse che questo “regalo” dato oggi sia a costo zero
anche per il futuro. Vedremo, perciò, le carte in Parlamento e cercheremo bene
di capire i dettagli di questa manovra. Le cose da chiarire sono tante. Basti
pensare, alle previsioni di entrata sul fronte della lotta all’evasione, i cui
miliardi previsti non si capisce bene come verranno recuperati. Inoltre,
bisogna anche dire che oltre all’incertezza sui numeri della manovra c’è anche
quella sui numeri della maggioranza in Parlamento. Al Senato la soglia di
sopravvivenza per il governo Renzi è ormai al limite e se non fosse stato per
il soccorso di un senatore ex M5S, che con il suo voto ha permesso
l’approvazione della risoluzione alla nota di variazione al Def, quella che
contiene il rinvio del pareggio di bilancio al 2017 (passata appunto con 161
voti), il governo sarebbe già a gambe per aria.
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