LARGHE INTESE SEMPRE IN MEZZO AL GUADO
di Giacomo Stucchi
Alla fine le reticenze del governo Letta sullo stato dell’economia, che ha portato l’esecutivo a negare ciò che era apparso evidente a tutti, e cioè lo stato di piena recessione nella quale versa ancora il Paese e i contenuti di una manovra che non lo aiutavano di certo a venirne fuori, sono state smentite dai fatti. Sul piano dei numeri perché, dopo l’Istat, anche l’Ue vede nero per la nostra economia, in particolare per quanto riguarda disoccupazione, debito record e assenza di crescita nel 2013. Sul piano politico, perché l’iniziale sicumera dell’esecutivo sulle singole misure della legge di Stabilità, alla quale tanto l’Ue quanto i mercati guardano con molta attenzione, potrebbe lasciare spazio a dei compromessi. Quali, nei dettagli, lo dirà il Parlamento ma è probabile che le modifiche allo studio che potrebbero permettere alla manovra del governo di attraversare la cruna dell’ago del voto parlamentare, se approvate , sarebbero di certo qualcosa di più di una semplice messa a punto. Questo non vuol dire né che l’interesse delle famiglie e delle imprese siano improvvisamente al centro dei pensieri dei partiti che compongono le larghe intese né che i venti di crisi siano del tutto scemati. Molto più verosimilmente Pd e Pdl, anche in vista del voto al Senato sulla decadenza del Cavaliere previsto per il prossimo 27 novembre, con tutte le conseguenze politiche che potrebbero derivarne per le sorti di governo e legislatura, potrebbero decidere di concedersi del tempo. Il primo partito, perché alle prese con una fase precongressuale che si sta rivelando quanto mai farraginosa; il secondo partito, perché ancora in pieno psicodramma nell’ormai stucchevole disputa tra “lealisti” e “governativi”, che vede un Berlusconi sempre più indeciso sulla strada da prendere e un elettorato del Pdl sempre più stanco delle dispute interne. Insomma, come già molte altre volte nel corso degli ultimi mesi, i due principali partiti di governo stanno in mezzo al guado: incapaci di guardare avanti con progetti a lungo respiro ma non del tutto certi di buttare a mare quelle larghe intese che, nonostante tutto, tengono ancora entrambi nella stanza dei bottoni.
Alla fine le reticenze del governo Letta sullo stato dell’economia, che ha portato l’esecutivo a negare ciò che era apparso evidente a tutti, e cioè lo stato di piena recessione nella quale versa ancora il Paese e i contenuti di una manovra che non lo aiutavano di certo a venirne fuori, sono state smentite dai fatti. Sul piano dei numeri perché, dopo l’Istat, anche l’Ue vede nero per la nostra economia, in particolare per quanto riguarda disoccupazione, debito record e assenza di crescita nel 2013. Sul piano politico, perché l’iniziale sicumera dell’esecutivo sulle singole misure della legge di Stabilità, alla quale tanto l’Ue quanto i mercati guardano con molta attenzione, potrebbe lasciare spazio a dei compromessi. Quali, nei dettagli, lo dirà il Parlamento ma è probabile che le modifiche allo studio che potrebbero permettere alla manovra del governo di attraversare la cruna dell’ago del voto parlamentare, se approvate , sarebbero di certo qualcosa di più di una semplice messa a punto. Questo non vuol dire né che l’interesse delle famiglie e delle imprese siano improvvisamente al centro dei pensieri dei partiti che compongono le larghe intese né che i venti di crisi siano del tutto scemati. Molto più verosimilmente Pd e Pdl, anche in vista del voto al Senato sulla decadenza del Cavaliere previsto per il prossimo 27 novembre, con tutte le conseguenze politiche che potrebbero derivarne per le sorti di governo e legislatura, potrebbero decidere di concedersi del tempo. Il primo partito, perché alle prese con una fase precongressuale che si sta rivelando quanto mai farraginosa; il secondo partito, perché ancora in pieno psicodramma nell’ormai stucchevole disputa tra “lealisti” e “governativi”, che vede un Berlusconi sempre più indeciso sulla strada da prendere e un elettorato del Pdl sempre più stanco delle dispute interne. Insomma, come già molte altre volte nel corso degli ultimi mesi, i due principali partiti di governo stanno in mezzo al guado: incapaci di guardare avanti con progetti a lungo respiro ma non del tutto certi di buttare a mare quelle larghe intese che, nonostante tutto, tengono ancora entrambi nella stanza dei bottoni.
0 Comments:
Posta un commento
<< Home