Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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giovedì, ottobre 15, 2009

PER FARE LE RIFORME AVANTI CON IL METODO CARROCCIO

di Giacomo Stucchi

“Mantengo la mia serenità, il mio è un potere neutro”. Così il presidente della Repubblica, intervenendo a Torino alle celebrazioni per il centenario della nascita di Norberto Bobbio, ha voluto sottolineare il suo ruolo istituzionale. Giorgio Napolitano ha anche aggiunto che proseguirà “nell'esercizio sereno e fermo dei doveri e delle prerogative costituzionali” ma, ha lasciato intendere il capo dello Stato, ciò non significa chiusura davanti alle riforme, alla sfida del cambiamento:"Guai a noi se daremo l'impressione di essere fedeli alla Costituzione fino a considerarla intoccabile". Si tratta, a nostro avviso, di un segnale politico importante che, dopo giorni di polemiche seguite alla bocciatura del Lodo Alfano da parte della Consulta, serve anche a ribadire la disponibilità di Napolitano alle riforme istituzionali e quindi la sua piena condivisione. Per la verità non avevamo mai dubitato che fosse così. Inoltre, fare le riforme non è un atto di cortesia, o se si vuole un favore, nei confronti di questo o di quel partito, ma è un dovere che le forze politiche, di maggioranza e di opposizione, hanno nei confronti di tutti i cittadini che le attendono da anni. La Lega Nord poi è forse il movimento politico che, soprattutto nella legislatura in corso, più di ogni altro ha cercato di fare del Parlamento, e di tutti gli altri contesti istituzionali deputati al dialogo politico democratico, un punto di sintesi delle varie posizioni. E’ nato così il federalismo fiscale, che ora dovrà essere tradotto in azione concreta con i provvedimenti attuativi, e non potrà che essere così anche per le altre grandi riforme istituzionali. Il metodo Lega, insomma, funziona bene e può servire a fare uscire, una volta per tutte, il nostro sistema politico e istituzionale dalle secche nelle quali è rimasto impantanato per troppi anni. Tutti devono quindi capire che rispetto all’esigenza di fare le riforme non c’è una possibilità di scelta, trattandosi ormai di un percorso obbligato. Fare le riforme significa anche discutere tutto il tempo necessario a trovare un percorso quanto più condiviso possibile, ma poi arriva il momento in cui bisogna decidere senza ulteriori tentennamenti. Ben vengano, quindi, i buoni auspici di Napolitano che, sempre quest’oggi a Torino, ha anche aggiunto che quando si assumono ruoli istituzionali “l'approccio partigiano, naturale in chi fa politica, è qualcosa di cui ci si spoglia in nome di una visione più ampia”. Un’affermazione che ci trova d’accordo e che, aggiungiamo noi, dovrebbe essere condivisa da tutte le forze politiche ma anche da tutti gli uomini e le donne che, a vario titolo, rappresentano le istituzioni. Dal consigliere comunale al deputato è ormai giunta l’ora di abbandonare l'approccio “partigiano” alle riforme intese come patrimonio esclusivo di questo o di quel partito, come purtroppo è accaduto in passato, per assumerne un altro, direi “ecumenico”, che serva ad accelerare i processi riformatori in corso ma, soprattutto, a lasciare a chi verrà dopo di noi un sistema migliore e più confacente agli interessi di tutti i cittadini.