Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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lunedì, marzo 30, 2009

RIFORME, LE PAROLE DEL PREMIER FANNO BEN SPERARE

di Giacomo Stucchi
“Il nostro federalismo, quello vero non quello falso della sinistra, servirà -a regime- a ridurre gli sprechi, i costi della politica, a razionalizzare e a tagliare le spese inutili. Servirà ad abbassare le tasse ed è lì che metteremo le risorse del federalismo. Noi la riforma istituzionale l'avevamo già fatta, completata nel 2005, ma la sinistra, la stessa che oggi plaude alla richiesta di riforme, con un comportamento contraddittorio e irresponsabile di cui ancora oggi scontiamo le conseguenze, rifiutò di collaborare impedendo di raggiungere la maggioranza dei due terzi del Parlamento, e promosse il referendum che abolì quella riforma”. Sono questi, per quanto ci riguarda, i passaggi salienti del discorso conclusivo del premier al congresso del neonato Pdl. Tutto il resto, dai messaggi (più o meno velati) di qualche ex colonnello di An al Carroccio alla scenografia ad uso e consumo delle telecamere, fa parte del gioco ma non è dirimente ai fini del nostro obiettivo, che era e rimane quello di cambiare il sistema istituzionale mediante la rapida approvazione di riforme, in primis quella del federalismo fiscale. Parole del tutto condivisibili, quindi, quelle del presidente del Consiglio, che peraltro rendono giustizia agli sforzi che la Lega ha compiuto negli ultimi anni per modernizzare la struttura amministrativa e istituzionale dello Stato. I cittadini, infatti, ricorderanno come tra il 2001 e il 2006 sia stato proprio il Carroccio il propellente principale che ha fatto funzionare a pieno regime il motore delle riforme. Non ci stancheremo mai di ricordare, a futura memoria per tutti gli elettori di buona volontà, che se la sinistra non si fosse messa di traverso sul referendum costituzionale di tre anni fa, oggi noi avremmo già avuto molte delle soluzioni agli attuali problemi: dalla diminuzione del numero dei parlamentari ai nuovi poteri del capo del governo. La circostanza che Berlusconi abbia ricordato questo percorso non può che farci piacere, anche perché è di buon auspicio per l’immediato futuro. Completato l’iter di approvazione del federalismo fiscale, manca ancora un altro passaggio per il voto al Senato (considerato che il testo è stato perfezionato dalla Camera), e poi bisognerà da subito mettere mano alle riforme costituzionali. Magari seguendo lo stesso percorso di dialogo, sia all’interno della maggioranza sia tra gli alleati di governo e l’opposizione, che ha dato i suoi buoni frutti nell’approvazione del federalismo fiscale. Del resto si tratta di cambiamenti dei quali si discute ormai da decenni, fuori e dentro il Parlamento, e sarebbe davvero un peccato non fare tesoro dell’esperienza accumulata nel passato. Inoltre, un quadro politico ulteriormente semplificato, con la nascita del partito unico del centrodestra, dovrebbe agevolare il dialogo ma anche il processo decisionale. Il Carroccio ha sempre avuto le idee molto chiare sulle cose da fare e la sua classe dirigente, riguardo alle soluzioni da dare ai problemi attualmente sul tappeto, si può dire sia stata antesignana; quindi il fatto che adesso nella coalizione di governo ci sia un altro solo partito, guidato da un leader che ha già chiaramente manifestato la sua volontà di andare avanti velocemente sulla strada delle riforme, non può che essere positivo.

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