Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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lunedì, settembre 08, 2008

Con il federalismo ogni sindaco sia "un buon padre di famiglia"

di Giacomo Stucchi

Chi sostiene che l’adozione del federalismo fiscale necessita di un ulteriore approfondimento, si nasconde dietro a un dito. Di questa riforma, infatti, si parla ormai da tanto tempo e, in particolare, dal 2001 sino ad oggi, non si contano più i gruppi di lavoro e i pareri espressi, per esempio dalla Conferenza delle Regioni (che ha approvato un importante documento sui principi applicativi dell’art 119 della Costituzione), ma anche da parte delle associazioni degli Enti locali. Insomma, nessuno può negare che la materia sia stata sviscerata sotto tutti gli aspetti. A questo punto, quindi, potrebbe sorgere il sospetto che dietro alla richiesta di un ulteriore fase di studio del progetto, si celi un pretesto per ritardare l’adozione della riforma. Che non è, come qualche malizioso commentatore politico ha scritto, una “bandierina” da sventolare sul palco a Venezia, in occasione della prossima Festa dei popoli padani, ma il primo passo di una rivoluzione che cambierà per sempre il modo di intendere l’amministrazione degli enti periferici e i rapporti tra quest’ultimi e lo Stato. In tal senso, a noi pare che il federalismo fiscale, parallelamente all’iter legislativo per la sua approvazione, vada spiegato all’opinione pubblica per permettere alla gente di valutare i vantaggi e i cambiamenti, che inevitabilmente la riforma comporterà. Per esempio, per quanto riguarda la razionalizzazione della spesa pubblica dei Comuni. Quest’ultima rappresenta quella “nuova frontiera” verso la quale una classe politica, coscienziosa e consapevole delle difficoltà economiche del momento, non può non guardare. Uno dei vantaggi del federalismo fiscale, infatti, sarà proprio quello di mettere nelle condizioni i cittadini di controllare meglio, e più da vicino, come vengono spesi i propri soldi. Finirà così il mal vezzo di quelle amministrazioni comunali che sprecano il denaro dei contribuenti, magari sottoscrivendo contratti da nababbi ai loro direttori generali, che invece, con l’introduzione del federalismo fiscale, dovranno contare solo sui propri mezzi economici e quindi comportarsi come fa un buon padre di famiglia. Che la riforma federalista debba anche servire a responsabilizzare gli Enti locali, non lo affermiamo però solo oggi, dopo che il caso del direttore generale di Stezzano è balzato agli onori della cronaca, ma, come principio generale, lo sosteniamo da sempre. Senza voler fare di tutta l’ erba un fascio, e considerando che per un’ amministrazione sprecona ce ne sono tante altre virtuose, deve però sottolineare come nella libera contrattazione tra l’ente locale e il funzionario da ingaggiare, deve esserci un limite che, oltre a rispondere a criteri stabiliti nella legge Bassanini, sia anche proporzionato al bilancio comunale ma, soprattutto, alle necessità dell’ente stesso. In altre parole, un Comune di poco più di diecimila abitanti, non può remunerare un direttore generale con oltre 261mila euro l’anno di stipendio. Anche per questo, quindi, riteniamo che l’adozione da parte del Consiglio dei Ministri di un disegno di legge di delega legislativa, che delinei in primo luogo i principi di carattere generale, diretti a informare lo sviluppo dell’intero sistema di federalismo fiscale, non possa più aspettare oltre.