Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

mercoledì, marzo 14, 2018

QUELLE INDICAZIONI DEL VOTO DALLE QUALI NON SI PUO' PRESCINDERE

di Giacomo Stucchi

La più importante indicazione che il responso delle urne ha determinato, senza nessuna possibilità di equivoco, è che il centrodestra e, in primis, la Lega provino ad espletare ogni tentativo per dare un governo al Paese. Si tratta, quindi, di rispettare la volontà degli elettori che non capirebbero nessuna soluzione di governo che, ancorché in nome della “responsabilità”, contempli l’esclusione del centrodestra. È molto probabile, peraltro, che uno scenario di questo tipo allontanerebbe di nuovo dalla politica i cittadini che fortunatamente lo scorso 4 marzo, dando una grande prova di democrazia, sono andati a votare in buon numero; ma si sentirebbero di certo traditi se chi è stato premiato con il voto delle urne non entri  poi nella stanza dei bottoni per provare a realizzare il programma che è stato proposto agli elettori. Un altro dato scaturito  dalle urne è poi quello che vede il centrodestra come la coalizione più vicina alla maggioranza assoluta in entrambe le Camere. Vicina ma, purtroppo, non abbastanza per essere autosufficiente. Ecco perché la decisione degli alleati del centrodestra di dialogare con le altre forze politiche che saranno rappresentate in Parlamento,  per provare a trovare un’intesa sia sulle presidenze di Camera e Senato, sia sul governo, è quanto mai opportuna e necessaria. Ben venga, quindi, la possibilità che questa strada porti, alla luce del sole e senza abiurare al programma elettorale che gli elettori hanno ampiamente dimostrato di gradire, ad avere i numeri che servono a far nascere un nuovo governo. Quale migliore occasione,quindi, per chi volesse dimostrare davvero di avere a cuore le sorti politiche del Paese, se non quella di dare un supporto  a chi intende realizzare quelle cose che i cittadini hanno dimostrato di condividere con il loro voto.

giovedì, marzo 01, 2018

UNA STORICA RIFORMA CHE NESSUNO POTRA' PIU' FERMARE

di Giacomo Stucchi

Solo con la spinta propulsiva della Lega è possibile portare avanti quelle riforme che servono davvero al Paese. È questa la sostanza della storica firma al Patto per l'autonomia, sottoscritto dai governatori di Lombardia, Veneto ed Emilia e dal sottosegretario Gianclaudio Bressa. Il Patto per l’autonomia non è più soltanto un grande progetto ma diventa un fatto concreto che consente di guardare ad uno vero proprio sistema federalista come assetto dello Stato. Non è retorica, quindi, definire storico questo primo passo, e almeno per due ragioni. La prima perché dimostra, ancora una volta, come solo la Lega è in grado di portare avanti processi autenticamente riformatori sanciti dalla volontà popolare. La firma del Patto per l’autonomia, infatti, è stata preceduta dal referendum dello scorso ottobre che ha portato al voto milioni di cittadini. Al contrario di altri referendum che invece, forse anche perché indetti per consolidare il potere di chi li ha proposti, sono stati poi bocciati dal popolo nell’urna elettorale. La seconda ragione dell’importanza storica della firma del Patto per l'’autonomia risiede nella visione di futuro che lo stesso accordo determina. Ovvero la libertà riconosciuta alle Regioni di avere piena autonomia su molte materie, a cominciare da alcune principali: istruzione, lavoro, salute, ambiente, rapporti internazionali. Per un movimento come la Lega, che ha sempre creduto nell’autonomia dei territori, si tratta di un passaggio fondamentale che apre la strada, peraltro, alla richiesta di una maggiore autonomia da parte di tutte le altre Regioni. Penso, per esempio, al Piemonte e alla Liguria, ma anche alla Campania e alla Puglia, che hanno già in fase avanzata le trattative con lo Stato centrale. Questo effetto domino, partito dalla Lombardia e dal Veneto, dà di certo l’idea di quanto sia importante la firma del Patto per l’autonomia, non solo per i territori del nord ma anche per tutto il Paese. Si tratta, probabilmente, della più significativa riforma sull’assetto dello Stato messa in campo negli ultimi anni. Una riforma che in alcun modo potrà restare lettera morta nel prossimo Parlamento. Infatti, qualunque siano i rapporti di forza determinati dai risultati elettorali, a questo punto nessuno potrà più mettere i bastoni tra le ruote a un processo riformatore in senso federalista che non si fermerà più.

martedì, febbraio 27, 2018

ECCO PERCHE' IL 4 MARZO VINCERANNO LA LEGA E IL CENTRODESTRA


di Giacomo Stucchi

La lezione referendaria deve essere servita al segretario del Pd Matteo Renzi se, a quanto pare, ha messo le mani avanti chiarendo che anche in caso di sconfitta del suo partito a lasciare la segreteria non ci penserà nemmeno per un istante. Vedremo, intanto però vale la pena notare che la suddetta precisazione denota un clima di forte apprensione nel partito che detiene la quota di maggioranza del governo in carica. Segno evidente che la campagna elettorale che volge al termine non è servita, sia per l’esecutivo sia per il partito di maggioranza relativa, a convincere quella parte di elettorato ancora incerto che probabilmente deciderà all’ultimo se andare a votare e per chi. Ma in realtà dei tre schieramenti in campo quello più chiaro da comprendere, sia dal punto di vista del programma sia dal punto dell’attività parlamentare svolta negli ultimi anni, è certamente quello della Lega e del centrodestra. In primis perché solo questa coalizione, stando agli ultimi sondaggi disponibili, può verosimilmente ambire a raggiungere e superare quel 40% di elettorato che gli consentirebbe di avere la maggioranza in entrambi i rami del Parlamento. In secondo luogo perché se da un lato il Pd è costretto a dover spiegare all’elettorato le cose fatte nei suoi anni di governo è, probabilmente, perché in pochi le hanno apprezzate davvero al punto da avvertirne un reale vantaggio. Dall’altro lato, invece, la Lega e il centrodestra governano già alcune importanti regioni del Paese e hanno ampiamente dato prova di saper amministrare offrendo ai cittadini soluzioni concrete ai loro problemi e dando anche una visione del futuro; che è poi quella di una maggiore autonomia delle Regioni chiesta a gran voce anche nel referendum. Ecco perché è verosimile ritenere che dei tre schieramenti in campo, centrosinistra, Movimento 5 Stelle e centrodestra, è quest’ultimo quello ad avere le maggiori possibilità di vittoria il prossimo 4 marzo. Per la chiarezza, per la coerenza del programma ma anche per la visione politica. Se Renzi, quindi, si trova oggi nella spiacevole condizione di dover spiegare ai cittadini le buone ragioni delle sue riforme è perché le stesse non hanno funzionato, altrimenti i risultati sarebbero sotto gli occhi di tutti. Il segretario del Pd prova a rivendicare le buone ragioni del Jobs Act ma al contempo non riesce a spiegare perché quel provvedimento non ha creato posti di lavoro stabili ma solo a tempo determinato; rivendica di aver indovinato la politica sulla sicurezza e sul controllo dei flussi migratori, ma poi il clima di insicurezza e di paura esistente nel Paese denota che i cittadini pensano che sia esattamente il contrario. Il 4 marzo, quindi, gli elettori daranno fiducia alla Lega e al centrodestra perchè, al contrario di Renzi, queste forze politiche hanno detto chiaramente cosa intendono fare una volta al governo. Basti pensare, per esempio, al fronte degli sbarchi, dove serve distinguere tra profughi e immigrati clandestini. Una differenza non da poco che costituisce il discrimine tra i doveri di un Paese di accogliere chi è in difficoltà e il suo diritto a difendere e tutelare i propri confini.

domenica, febbraio 25, 2018

25/02/18 - VERDELLO - SEZIONE LEGA NORD



sabato, febbraio 24, 2018

24/02/18 - MILANO - MANIFESTAZIONE LEGA NORD






venerdì, febbraio 23, 2018

23/02/18 - PALAZZAGO - FESTA LEGA NORD




giovedì, febbraio 22, 2018

LE REGALIE A BUON MERCATO DEL PD NON FERMERANNO LA VITTORIA DELLA LEGA



di Giacomo Stucchi

L’aspetto sul quale si concentrano le analisi politiche di questi ultimi giorni di campagna elettorale è su cosa fare dopo il voto nell’eventualità in cui nessuna delle forze in campo riuscisse ad ottenere la maggioranza dei parlamentari. Una circostanza possibile, certo, ma anche improbabile se si tiene nel dovuto conto la reale volontà dei cittadini di cambiare pagina. Perché mai , infatti, questi ultimi dovrebbero rinunciare alla ghiotta occasione di mandare a casa un partito e un governo che hanno fatto il bello e il cattivo tempo, ma senza ottenere risultati concreti o degni di nota? Il bilancio dei governi a guida Pd, compreso quello di Renzi dei mille giorni, è fallimentare e non lo diciamo come argomento da campagna elettorale ma come dato di fatto. Maggiore disoccupazione giovanile, maggiore povertà e, soprattutto, più immigrazione fuori controllo, unitamente ad un debito che fa ancora paura, sono la sintesi della sinistra al governo. Ma a voler entrare ancora più nel dettaglio dei provvedimenti adottati dai governi a guida Pd si prenda, per esempio, il Job Act e si analizzino i risultati prodotti. Oggi a criticare per primi questa sciagurata riforma del lavoro, voluta dal governo Renzi, sembrano essere proprio i giovani del Pd. Perché hanno capito quanto tempo e risorse sono state sprecate per “premiare” con incentivi e bonus il lavoro a tempo determinato, e scoraggiare invece l’assunzione a tempo indeterminato. Quando, invece, avrebbe dovuto essere tutto il contrario. Del resto se davvero il Jobs Act avesse avuto successo oggi avremmo sentito rivendicarlo dagli esponenti del Pd in ogni occasione; e invece non è così. Come si può pensare, perciò, che la gente non colga l’occasione del voto per dare più forza e consenso alla Lega e al centrodestra, unico schieramento nelle condizioni di ambire alla maggioranza parlamentare e quindi al governo del Paese? I primi ad esserne consapevoli, del resto, sono proprio quelli del Pd che infatti dalle loro postazioni governative stanno facendo di tutto per impedire che questo accada. Basti pensare, per esempio, alle tante regalie elettorali che il governo Gentiloni sta facendo in queste settimane; e delle quali, peraltro, non dovrà nemmeno rispondere dell’onere finanziario, visto che la responsabilità in tal senso ricadrà di certo su un altro governo.