Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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martedì, dicembre 23, 2014

LE VERITA' NASCOSTE DELLA LEGGE DI STABILITA'


di Giacomo Stucchi

Anche se il tentativo del premier è quello di vendere all’opinione pubblica una legge di Stabilità indirizzata all’equità e alla crescita, la verità è che nei prossimi anni a crescere saranno soltanto le tasse. La ragione per cui alla fine la manovra Renzi ha avuto il bollino della Ragioneria dello Stato, ma anche il placet condizionato da parte di Bruxelles, che ha sospeso il suo giudizio al marzo 2015, è perché il provvedimento prevede come clausole di salvaguardia l'aumento delle accise sulla benzina e quello dell’Iva al 25,5% in tre anni. In pratica, se non verranno raggiunti determinati obiettivi di bilancio e di spending review, l’Iva ordinaria, oggi al 22%, potrebbe salire di tre punti e mezzo entro il 2018. Questo è l’iter previsto. Altro che Italicum e riforma costituzionale! Se sino a qualche mese fa infatti l’obiettivo del premier era quello di disporre al più presto di una via d’uscita elettorale per un rapido ricorso alle urne, adesso, con la nuova aria che tira nei sondaggi, la sensazione è che il premier sia il primo a non volere le urne a breve. Certo, se proprio la situazione dovesse precipitare, il copione da recitare sarebbe quello di imputare alle opposizioni tutta la responsabilità per non averlo fatto lavorare, ma, al momento, la parola d’ordine nel governo è tirare a campare. Nei primi mesi del prossimo anno, infatti, le verità nascoste della prima manovra firmata da Renzi saranno evidenti e diranno chiaramente che nessuna norma è stata improntata né a un robusto ridimensionamento della pressione fiscale a cittadini e imprese né a un disboscamento della selva di norme e tributi che rendono il nostro sistema fiscale uno dei più farraginosi al mondo, oltre che tra i più pesanti. Su questi temi, che avrebbero dovuto avere priorità assoluta, il governo ha glissato alla grande. Così come sulla grande questione del taglio alla giungla delle partecipazioni pubbliche di Comuni, Regioni, Province ed enti locali in genere, oltre 11mila, secondo l’Istat, che la legge di Stabilità riforma solo parzialmente.