Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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martedì, gennaio 27, 2015

QUIRINALE E RIFORME ALL'OMBRA DEL NAZARENO


di Giacomo Stucchi

La scheda bianca che i grandi elettori del Pd, e degli alleati di governo più o meno ufficiali, si appresterebbero a mettere nell’urna per le prime votazioni del nuovo presidente della Repubblica la dice lunga su quanta fiducia il premier nutra nelle forze politiche che, insieme, dovrebbero riformare il Paese. Queste, sulla carta, avrebbero i numeri per eleggere il nuovo presidente al primo scrutinio ma poiché non si fidano l’una dell’altra sanno già di dover ricorrere al quorum più basso per poter centrare l’elezione. Altro che svolta e cambio di verso, in questo Renzi non è molto diverso dai suoi predecessori della prima Repubblica; e forse anche peggio, perché sull’ex sindaco di Firenze aleggia sempre il fantasma della rivincita che una parte del Pd potrebbe prendersi dopo l’impallinamento di Prodi nel 2013 ad opera di 101 franchi tiratori. Ma più che alla partita per il Quirinale è a quanto sta accadendo in queste ore nelle aule parlamentari che bisognerebbe prestare la massima attenzione. Alla Camera e al Senato, infatti, la maggioranza guidata da Renzi sta perpetrando, con l’ausilio di chi gioca a fare l’opposizione, lo scempio della democrazia. Approvando una legge elettorale fatta apposta per soddisfare le esigenze del Pd, e delle sue tante anime e correnti, ma anche un sistema parlamentare che non risponde a nessun criterio di efficienza o di rappresentatività democratica, ma solo a quello di dare il meno “intralcio” possibile all’esecutivo. Entrambe le riforme servono al premier per consolidare il suo potere nel breve e nel lungo periodo, ma non serviranno né a cambiare in meglio il Paese né porteranno alcun vantaggio per i cittadini. A breve sapremo se il patto del Nazareno, a dispetto della fronda esistente sia nel Pd sia in Forza Italia, reggerà alla prova dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica, o se sospetti e rancori avranno la meglio. Nell’una e nell’altra ipotesi i cittadini però non avranno alcun vantaggio perché un presidente super partes rimarrà nel limbo delle buone intenzioni.