Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

lunedì, giugno 18, 2007

I “no” di Sarkozy all’Unione europea

di Giacomo Stucchi


Lo avevamo scritto un mese fa su la Padania e lo ripetiamo oggi: Prodi e i suoi ministri vadano dal presidente della Repubblica francese Sarkozy ad imparare almeno qualcosa su come si governa. Sono passate infatti appena poche settimane dalla vittoria elettorale del leader del centrodestra, e ancora meno dal suo insediamento all’Eliseo, eppure l’effetto Sarkozy si fa già sentire. Segno che, quando si è credibili (ovvero quando si dà seguito coi fatti alle cose che si dicono) tutto può davvero accadere. Dobbiamo riconoscerlo, Francia docet. Le prime mosse del presidente francese, che alcuni maligni e detrattori di professione avevano criticato per aver preso qualche giorno di vacanza per riposarsi dallo stress della campagna elettorale, non solo si è messo subito all’opera ma lo ha fatto nel solco delle cose dette in campagna elettorale e sulle quali aveva avuto i voti dei suoi concittadini. Così, nei confronti dell’Unione europea, ha messo subito le carte in tavola. Già nel corso della prima partecipazione all’Ecofin del neo-ministro dell’Economia, Jean-Louis Borloo, si è avuta chiara la volontà del presidente francese di mantenere gli impegni annunciando l’adozione di provvedimenti su: riduzione delle tasse, defiscalizazzione degli interessi sui mutui e delle ore straordinarie (una misura che serve ad incentivare il lavoro e non a deprimerlo), riduzione delle imposte sulle società, riduzione delle imposte sulle successioni. Dinanzi a tanta determinazione Bruxelles non ha potuto fare altro che prendere atto della decisione del capo di Stato transalpino di voler attuare una politica economica che non si faccia strozzare dai lacci e laccioli dell’Unione europea ma, al contrario, che serva a soddisfare le più immediate esigenze delle imprese e dei contribuenti francesi. Hai voglia a dire “le regole valgono per tutti”, come ha fatto il presidente dell’Eurogruppo, Junker, o, come invece ha lasciato intendere il presidente della Banca centrale Trichet, che le regole del patto di stabilità non possono essere messe tra parentesi; Sarkozy ha subito messo in chiaro ai rappresentanti delle istituzioni comunitarie che per lui il rilancio dell’Unione passa da un trattato semplificato e dalla mobilitazione di investimenti al servizio del lavoro e della crescita, ma anche da un Patto di stabilità che non sia un ostacolo alla politica fiscale promessa agli elettori francesi. In altri termini, senza stare a fare troppi giri di parole, egli ha detto chiaro e tondo agli euro burocrati che tiene all’Unione ma non a costo di rinunciare ai diritti dei cittadini francesi. Tutto questo non può che essere musica per le orecchie di chi, come il sottoscritto, tanto alla Camera quanto nell’ambito delle rappresentanze parlamentari in seno alle istituzioni comunitarie, si è sempre battuto per una maggiore tutela dei diritti dei cittadini e contro un’Unione europea che calpesta le sovranità dei singoli Stati membri. E’ da molto tempo che sosteniamo questi concetti e adesso che un capo di Stato, con tutto il prestigio e il peso che la sua posizione comporta, si muove in questa direzione, non possiamo fare altro che compiacercene. Peccato che questo nuovo corso del presidente francese in Europa stia, almeno per il momento, quasi passando inosservato dalle parti di casa nostra. Dove invece siamo costretti, per forza di cose e anche a causa di una vetusta Costituzione, che non risponde più alle esigenze di una democrazia moderna e del suo popolo, ad assistere all’ennesima pantomima al Senato. Mentre i problemi dei cittadini languono, in attesa di soluzioni che mai arrivano, un Governo nato asfittico (che un’irresponsabile coalizione di centrosinistra continua a tenere in vita, per paura di tornare a votare) si cimenta nell’ennesima farsa trascinando le istituzioni nel baratro e il popolo nello sconforto.