Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

giovedì, maggio 17, 2007

LE PROMESSE NON MANTENUTE DELL’UNIONE

di Giacomo Stucchi

Per il momento dalle parti del Governo ci si è affrettati, come era prevedibile, a minimizzare la frana elettorale siciliana, sostenendo che si tratta solo di un test locale; staremo a vedere cosa si inventeranno tra quindici giorni quando in Padania ci sarà il vero e proprio KO per Prodi e la sua coalizione. Tuttavia se il turno elettorale nell’isola (rivelatosi, tranne pochissime enclave, veramente catastrofico per l’Unione) nell’immediato non ha comportato dirette conseguenze sulla stabilità dell’Esecutivo, ciò non significa che delle riflessioni, al di là della Sicilia e delle sue complesse vicende politiche, non possano comunque essere fatte. In primo luogo perchè, per quanto possano smentire a Palazzo Chigi, non c’è dubbio che il voto sia più che un campanello d’allarme per questo agonizzante Governo. Nella situazione in cui si trovano oggi il Presidente del Consiglio, i suoi Ministri, e tutte le forze politiche che li sorreggono, con una popolarità che sta ben al di sotto dello zero, il voto di Palermo o di Ragusa non può che peggiorare le cose per Prodi e compagni. Il voto popolare ha infatti una sua sacralità istituzionale, che può confermare o smentire previsioni e sondaggi, che costituisce l’essenza stessa della democrazia. In altre parole, è verosimile che il Professore non si dimetterà né ora né dopo la debacle di fine mese, quando comuni e province del Nord gli daranno un ulteriore inequivocabile segnale di non gradimento, ma è altrettanto probabile che nel centrosinistra da molti mesi niente è più come prima. Nel senso che l’ottimismo e l’entusiasmo dei tempi delle primarie (quando era sin troppo facile dare addosso alla CdL per tutto ciò che non andava e al contempo fare un milione di promesse ai cittadini, pur sapendo che non sarebbero mai state mantenute) è davvero finito. Per lasciare il posto, ed è questa la seconda riflessione, ad esperimenti politici da laboratorio che francamente la gente non capisce. Perché, diciamolo pure, Fassino e Rutelli si saranno chiesti, almeno per un istante, se il disastro elettorale siciliano sia anche una bocciatura al loro progetto politico. Perché è vero che nell’elezione per i sindaci e i Presidenti delle Province contano molto le individualità e le storie personali di ogni singolo candidato, che ci mette la faccia, ma è anche vero che le assise di scioglimento di Ds e Margherita sono un fatto troppo recente per non pensare che in qualche modo abbiano potuto influire nel voto amministrativo. Il fatto è che la gente è delusa da un anno di governo del centrosinistra e i suoi dirigenti, anziché interrogarsi sulle ragioni del malessere e fare qualcosa per alleviarlo, cosa fanno? Fondano un nuovo partito dal quale, al momento, sono più le persone che vi escono che non quelle che avrebbero dovuto entrarci. Si azzuffano per la conquista di un posto al sole nel nuovo organigramma e, profittando di questa fase costituente, colgono pure l’occasione per qualche regolamento di conti rimasto in sospeso. Insomma, l’elettore di centrosinistra assiste inerme alla rappresentazione del peggio della politica con attori protagonisti proprio i partiti per i quali avrebbe dovuto votare. E tutte le promesse fatte in campagna elettorale dall’Unione? Non è stata mantenuta nemmeno una. Sicché hanno un bel da fare Giordano e il ministro Ferrero ad andare nella fabbrica di Mirafiori a distribuire volantini e cercare di salvare il salvabile. A Torino, come è ormai una abitudine dappertutto, sono stati contestati e rispediti nel loro palazzo. Lavoratori e famiglie hanno infatti capito che questo Governo non farà mai nulla per loro perché è ostaggio di politiche vessatorie, in ossequio alle quali Prodi è disposto a sacrificare molto di più che gli interessi di chi lavora in fabbrica; perché non ha un progetto condiviso sulle cose da fare, ad eccezione dell’aumento delle tasse; perché la coalizione che lo sorregge è sempre stata, e sempre lo sarà, soltanto contro Berlusconi e non a favore di qualcosa. Ce n’è abbastanza per capire perché oggi la maggior parte della gente si guardi bene dal votare l’Unione.
Tratto da LA PADANIA del 16 maggio 2007