Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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giovedì, aprile 26, 2007

IL GOVERNO DIA CERTEZZE AI PRECARI DELLA PA

di Giacomo Stucchi

L’argomento è troppo serio per farci su dell’ironia ma certo è che questa maggioranza non finisce mai di stupirci. Tra le tante cose inserite in Finanziaria il Governo, bontà sua, aveva previsto anche la stabilizzazione dei precari della Pubblica Amministrazione. Una brutta terminologia, dal punto di vista linguistico, che tradotto in parole povere significa assumere a tempo indeterminato tutti quei lavoratori (secondo alcune stime, approssimative per difetto, sarebbero oltre trecentomila) che a vario titolo, dai contratti a collaborazione coordinata e continuativa a quelli con partita IVA, prestano lavoro negli enti pubblici da almeno tre anni. Tale periodo è l’unico criterio apparentemente chiaro stabilito nella legge finanziaria per indicare chi ha diritto e chi no a questa assunzione. Non ci soffermiamo su queste cose per vanificare le legittime speranze di coloro che possono considerarsi precari della pubblica amministrazione, e che giustamente ambiscono ad uscire dal disagio dell’incertezza del posto di lavoro, ma perché diffidiamo di un Governo che, anche in questo caso, sta facendo di tutto per inanellare l’ennesimo disastro. Premesso infatti che sul lavoro la Lega Nord, nell’ambito dell’esperienza di governo maturata nella scorsa legislatura, ha già dato il suo contributo determinando l’approvazione della legge Biagi che (al contrario di quanto fatto dal centrosinistra negli anni passati) ha introdotto alcune garanzie sociali anche tra i lavoratori cosiddetti atipici; considerato che la flessibilità, così come in tutta Europa e negli Stati Uniti, non può che essere l’unica strada possibile per permettere a tutti almeno di entrare nel mondo del lavoro, l’Unione non poteva trovare una soluzione peggiore al problema del precariato. Introducendo nella finanziaria delle norme che annunciano l’assunzione dei precari nella PA, senza però chiarire ogni aspetto circa i criteri ma, soprattutto, le risorse per poter procedere in tal senso, ha generato soltanto caos. Ne è una prova il fatto che bisognerà ricorrere alla “circolare interpretativa e dispositiva” del Ministero della funzione Pubblica per cercare di capirne qualcosa di più. Anche in considerazione del fatto che, sul fronte politico (con l’approvazione alla Camera di una mozione sul tema) ci sono solo enunciazioni di buoni propositi, dai contenuti condivisibili sul piano di principio ma irrealizzabili a livello pratico. Ma c’è di più. Siccome l’ambiguità è la caratteristica principale dell’azione di Governo, Prodi e compagni non potevano certo smentirsi anche su questo delicato argomento. E allora, poiché nessuno ad oggi è in grado di dire con certezza assoluta chi, come e quando sarà assunto, le varie lobby della maggioranza si sono messe al lavoro. C’è quindi chi propone di assumere a tempo determinato tutti i consulenti dei Comuni, chi gli operatori della sanità a qualsiasi livello, chi invece intende stabilizzare i titolari di partita IVA con contratto di lavoro presso un ente, e chi più ne ha più ne metta. A cosa porta questo assurdo modo di procedere? A niente, ma serve alla maggioranza. La quale, come tutti sanno, è a corto di consensi elettorali (al punto che gli esperimenti per la fusione dei Ds e della Margherita, in un unico e più grande calderone, più che un innovazione nel mondo politico a noi paiono l’ultima spiaggia del centrosinistra per risollevarsi dal baratro nel quale è sprofondato) e quindi, promettendo l’assunzione a centinaia di migliaia di lavoratori, spera di recuperare il terreno perduto. Si è pure avanzata l’ipotesi di effettuare una sorta di “ricognizione” per capire quanti e quali lavoratori potrebbero aspirare ad essere assunti ai sensi delle norme contenute nella Finanziaria. Una proposta accettabile ma fuori tempo massimo perché ci ha dato praticamente la certezza che il Governo, al momento in cui ha predisposto la Finanziaria, ma verosimilmente anche adesso, non ha mai avuto la minima idea di come procedere per risolvere questa questione. Attendiamo quindi che qualcuno a Palazzo Chigi batta un colpo su questo fronte; senza però poter fare a meno di osservare che, ironia della sorte, ai vertici delle istituzioni rette dal centrosinistra ci stanno due ex dirigenti sindacalisti, i presidenti di Senato e Camera Marini e Bertinotti, ovvero due uomini che di problemi del lavoro dovrebbero saperne qualcosa.