UN PREMIER OMBRA TIENE IL PAESE FERMO AL PALO
di Giacomo Stucchi
In un Paese normale non sarebbe consentito che una continua rissa all’interno
di un partito, sia pur di maggioranza relativa, paralizzi la vita politica e
istituzionale. In tal senso i lavori della direzione del Pd non hanno certo
contribuito a fare chiarezza e non devono trarre in inganno circa il loro esito.
La sensazione, infatti, è che l’ex premier, pur di mantenere il controllo del
partito e mettere nell’angolo la minoranza, sia stato costretto a farsi mettere
sotto tutela dalle varie correnti. Vedremo cosa accadrà nei prossimi giorni ma
il rischio di un caos totale, con l’avvio delle procedure congressuali del Pd
che si intrecceranno inevitabilmente con l’attività legislativa e di governo,
appare molto concreto; ed è molto probabile che l’attuale premier, che vive sin
dal suo primo giorno a Palazzo Chigi una sorta di commissariamento, troverà
sempre più difficoltà nell’assumere decisioni degne di nota. Soprattutto sul
fronte economico, dove la situazione rimane drammatica. Gli strilli di tromba
governativi per le stime Pil del 2016 non possono infatti cancellare la realtà
di un’economia che non cresce abbastanza, soprattutto rispetto agli altri Paesi
europei. Basti pensare alla correzione dei conti pubblici chiesta da Bruxelles.
Le previsioni invernali dell’Ue fissano una stima di crescita per l'Eurozona
dell'1,6% quest'anno e dell'1,8% il prossimo, ma per il nostro Paese siamo
sempre allo zero virgola; anzi, per l’esattezza, 0,9% del Pil nel 2017. Frutto
delle fallimentari politiche economiche e sociali dei governi a guida Pd. Un
esecutivo nel pieno delle sue funzioni, che non avesse un premier ombra a
guidarlo, per risolvere la questione avrebbe già eliminato le inutili marchette
elettorali di renziana memoria; e invece da giorni si tergiversa per trovare la
soluzione, senza sapere esattamente dove andare a parare. Chissà, forse Renzi
non vuole che il governo metta minimamente mano ai conti pubblici perché, dopo
le sue manovre economiche in deficit, potrebbero crollare come un castello di
carte.
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