Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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martedì, aprile 26, 2016

UNA RIFORMA DIVISIVA

di Giacomo Stucchi
Se il governo avesse preso in considerazione i pareri di tutte le forze politiche presenti in Parlamento, dando vita a una vera fase costituente fatta di sintesi e non di minacce, forse la riforma costituzionale Renzi-Boschi oggi non avrebbe tanti autorevoli pareri contrari. Il fatto che costituzionalisti di prim’ordine avanzino dei dubbi circostanziati e non strumentali sulla validità della riforma, dovrebbe rendere evidente a tutti che qualcosa non è andato per il verso giusto nei molti mesi in cui il Parlamento è stato impegnato per riformare la carta costituzionale. Nello stesso periodo in più di un intervento, fuori e dentro l’aula di Palazzo Madama, ho sottolineato i limiti, le storture, le forzature di una maggioranza parlamentare, variabile e incoerente, messa insieme solo per raggiungere il numero di parlamentari necessari ad approvare la riforma. Non sono stupito, quindi, dalla decisione di una cinquantina di giuristi di mettere nero su bianco in un documento le loro critiche alla riforma costituzionale; e anzi penso che sia positivo che siano loro a mettere in guardia i cittadini su alcuni aspetti che non vanno in una riforma che si annuncia già come una “potenziale fonte di nuove disfunzioni del sistema istituzionale”. Condivido, inoltre, la preoccupazione “per il fatto che il testo della riforma – ascritto ad una iniziativa del Governo – si presenti ora come risultato raggiunto da una maggioranza prevalsa nel voto parlamentare anziché come frutto di un consenso maturato fra le forze politiche; e che ora addirittura la sua approvazione referendaria sia presentata agli elettori come decisione determinante ai fini della permanenza o meno in carica di un Governo. La Costituzione, e così la sua riforma, sono e debbono essere patrimonio comune il più possibile condiviso, non espressione di un indirizzo di governo e risultato del prevalere contingente di alcune forze politiche su altre”. Insomma, già nella premessa del documento dei costituzionalisti, ce n’è abbastanza per rendere chiaro a tutti quanto sia importante andare al referendum votando con la testa, non con la pancia.