UNA RIFORMA DIVISIVA
di Giacomo
Stucchi
Se il governo avesse
preso in considerazione i pareri di tutte le forze politiche presenti in
Parlamento, dando vita a una vera fase costituente fatta di sintesi e non di
minacce, forse la riforma costituzionale Renzi-Boschi oggi non avrebbe tanti
autorevoli pareri contrari. Il fatto che costituzionalisti di prim’ordine
avanzino dei dubbi circostanziati e non strumentali sulla validità della
riforma, dovrebbe rendere evidente a tutti che qualcosa non è andato per il
verso giusto nei molti mesi in cui il Parlamento è stato impegnato per riformare
la carta costituzionale. Nello stesso periodo in più di un intervento, fuori e
dentro l’aula di Palazzo Madama, ho sottolineato i limiti, le storture, le
forzature di una maggioranza parlamentare, variabile e incoerente, messa insieme
solo per raggiungere il numero di parlamentari necessari ad approvare la
riforma. Non sono stupito, quindi, dalla decisione di una cinquantina di
giuristi di mettere nero su bianco in un documento le loro critiche alla
riforma costituzionale; e anzi penso che sia positivo che siano loro a mettere
in guardia i cittadini su alcuni aspetti che non vanno in una riforma che si
annuncia già come una “potenziale fonte di nuove disfunzioni del sistema
istituzionale”. Condivido, inoltre, la preoccupazione “per il fatto che il
testo della riforma – ascritto ad una iniziativa del Governo – si presenti ora
come risultato raggiunto da una maggioranza prevalsa nel voto parlamentare
anziché come frutto di un consenso maturato fra le forze politiche; e che ora
addirittura la sua approvazione referendaria sia presentata agli elettori come
decisione determinante ai fini della permanenza o meno in carica di un Governo.
La Costituzione, e così la sua riforma, sono e debbono essere patrimonio comune
il più possibile condiviso, non espressione di un indirizzo di governo e
risultato del prevalere contingente di alcune forze politiche su altre”.
Insomma, già nella premessa del documento dei costituzionalisti, ce n’è
abbastanza per rendere chiaro a tutti quanto sia importante andare al
referendum votando con la testa, non con la pancia.
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