SULLE REGIONI UNA RIFORMA DA DR. JEKYLL E MR. HYDE
di Giacomo Stucchi
Premesso che sarebbe interessante capire se il governo ritiene l’esito
del referendum costituzionale di ottobre significativo o meno per la sua stessa
esistenza, visto che sul tema si cambia opinione con molta facilità, restano
sul campo le incongruenze di una riforma che fa acqua da tutte le parti. Nel
merito e seguendo la falsariga del documento presentato dai costituzionalisti,
contenente critiche circostanziate alla riforma, c’è da sottolineare come
“l’obiettivo di un superamento del cosiddetto bicameralismo perfetto, e
dell’attribuzione alla sola Camera dei deputati del compito di dare o revocare
la fiducia al Governo, sia stato perseguito in modo incoerente e sbagliato”.
Premesso che la Lega Nord non si è mai opposta a una riforma che mirasse a
migliorare l’efficienza legislativa del nostro sistema parlamentare, qui, però,
siamo davvero alla totale incoerenza da parte del governo, un pò da dr.
Jekyll e Mr. Hyde. Da un lato, infatti, si sostiene di voler dar vita a un
Senato espressione delle istituzioni regionali, con poteri necessari e idonei
a realizzare un vero dialogo e confronto fra Stato centrale e rappresentanze
regionali; dall’altro lato, però, il nuovo Senato previsto dalla riforma viene
estremamente indebolito senza avere né le funzioni né le competenze essenziali
per porre in essere un concreto regionalismo. Sicché l’impressione è che i
costituzionalisti renziani abbiano vsolo generato grande confusione: depotenziare il Senato, mettendolo nelle condizioni di non avere poteri
effettivi nell’approvazione di molte delle leggi più rilevanti per l’assetto
regionalistico, né funzioni che ne facciano un valido strumento di concertazione
fra Stato e Regioni; impedire che a Palazzo Madama possano esprimersi le Regioni
in quanto tali ma solo alcuni consiglieri regionali, eletti anche come senatori,
che sovrapporrebbero così i due ruoli ma, soprattutto, risponderebbero più ai
partiti che all’elettorato.
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