Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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giovedì, aprile 28, 2016

SULLE REGIONI UNA RIFORMA DA DR. JEKYLL E MR. HYDE

di Giacomo Stucchi
Premesso che sarebbe interessante capire se il governo ritiene l’esito del referendum costituzionale di ottobre significativo o meno per la sua stessa esistenza, visto che sul tema si cambia opinione con molta facilità, restano sul campo le incongruenze di una riforma che fa acqua da tutte le parti. Nel merito e seguendo la falsariga del documento presentato dai costituzionalisti, contenente critiche circostanziate alla riforma, c’è da sottolineare come “l’obiettivo di un superamento del cosiddetto bicameralismo perfetto, e dell’attribuzione alla sola Camera dei deputati del compito di dare o revocare la fiducia al Governo, sia stato perseguito in modo incoerente e sbagliato”. Premesso che la Lega Nord non si è mai opposta a una riforma che mirasse a migliorare l’efficienza legislativa del nostro sistema parlamentare, qui, però, siamo davvero alla totale incoerenza da parte del governo, un pò da dr. Jekyll e Mr. Hyde. Da un lato, infatti, si sostiene di voler dar vita a un Senato espressione delle istituzioni regionali, con poteri necessari e idonei a realizzare un vero dialogo e confronto fra Stato centrale e rappresentanze regionali; dall’altro lato, però, il nuovo Senato previsto dalla riforma viene estremamente indebolito senza avere né le funzioni né le competenze essenziali per porre in essere un concreto regionalismo. Sicché l’impressione è che i costituzionalisti renziani abbiano vsolo generato grande confusione: depotenziare il Senato, mettendolo nelle condizioni di non avere poteri effettivi nell’approvazione di molte delle leggi più rilevanti per l’assetto regionalistico, né funzioni che ne facciano un valido strumento di concertazione fra Stato e Regioni; impedire che a Palazzo Madama possano esprimersi le Regioni in quanto tali ma solo alcuni consiglieri regionali, eletti anche come senatori, che sovrapporrebbero così i due ruoli ma, soprattutto, risponderebbero più ai partiti che all’elettorato.