Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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martedì, febbraio 02, 2016

UN DON CHISCIOTTE A PALAZZO CHIGI?

di Giacomo Stucchi
Ma davvero battere il pugno sul tavolo nei rapporti con l’Ue, come fa Renzi, può dare dei frutti per il nostro Paese? Assolutamente no, non ne ha dati e non ne darà neppure nell'immediato futuro. E questo perché il premier fa a Bruxelles quello che fa Roma; e cioè dice una cosa e ne fa un altra. Basti pensare che prima ha appoggiato Juncker alla guida della Commissione europea e poi lo ha quasi rinnegato sostenendo che la sua politica non andava bene. Cosa peraltro vera, ma per quanto ci riguarda non abbiamo mai creduto ai proclami del presidente della Commissione europea: né sui miliardi da destinare a un fantomatico piano di investimenti né alla politica delle quote sull’immigrazione. In entrambi i casi si è trattato solo di belle parole. Ma tutto questo si poteva mettere nel conto anche prima della nomina di Juncker e Renzi, quindi, avrebbe fatto bene a trovare altre soluzioni. Così come avrebbe fatto bene ad adoperarsi per tempo, nei due anni che è stato al governo, per far entrare il nostro sistema bancario gradualmente nelle nuove regole europee. E invece ci siamo ritrovati all'ultimo secondo dell'ultimo minuto utile per salvare il salvabile, anche a costo di mettere nei guai gli incolpevoli piccoli risparmiatori. Renzi vuole solo dare l’impressione di fare il duro con l’Ue allo scopo di apparire il Don Chisciotte della situazione e ottenere consenso interno, ma questo modo di procedere non significa fare il bene del Paese né l’interesse dei cittadini e non porterà a nulla. I vertici della Banca d'Italia criticano le nuove regole europee sul sistema bancario, che certo non difendiamo, ma la domanda da porsi è com’è possibile che il governo non abbia fatto nulla prima che il “bail-in” entrasse in vigore? La verità è che la flessibilità economica, la politica sull’immigrazione, il sistema bancario, sono tutte questioni che si intrecciano nella complicata gestione dei rapporti tra gli Stati membri dell’Ue. Ma non una di esse è stata gestita bene dal governo in carica.