QUANDO LA POLTRONA VIENE PRIMA DI TUTTO
di Giacomo Stucchi
Alla fine quelli che ci sono rimasti davvero male, dopo le votazioni al
Senato sulle mozioni di sfiducia sul crac delle banche, sono stati i transfughi
guidati da Verdini. Si sono accorti infatti che, sebbene per pochissimo, non
sono stati determinanti come stampella del governo che, invece, ha avuto in
soccorso nuove truppe a caccia di un posto al sole. Al di là delle vicenda sulle
banche salvate dal governo, alla quale il premier nel suo intervento in aula non
ha certo dato un contributo di verità, il dato politico che se ne trae è che il
presidente del Consiglio è disposto a tutto pur di rimanere al suo posto.
Incurante dei mal di pancia della minoranza dem, sempre più insofferente alle
spregiudicatezze politiche e parlamentari del premier-segretario ma mai
veramente decisa ad ingaggiare il duello finale, la realtà è che Renzi va avanti
perché sa di poter contare su maggioranze variabili determinate da alcuni
parlamentari il cui unico interesse è quello di non perdere la poltrona. Con
queste “debolezze” il premier ha buon gioco nel rimanere al suo posto ma a
farne le spese continua a essere il Paese, che delle manovre di Palazzo non sa
che farsene e che si aspetta invece che i problemi vengano risolti.
Sull’immigrazione, per esempio, il governo continua a giocare col fuoco. Mentre
in tutta Europa gli Stati, anche con governi a guida socialista, adottano
misure a difesa dei loro confini e della sicurezza dei cittadini, da noi si
preferisce continuare a far entrare chiunque confidando nella buona sorte. Sulla
questione è bene ribadire che nessuno nella Lega Nord ha mai detto di voler
negare l’accoglienza ai veri profughi, ma nel Paese non può continuare ad
entrare chiunque e rimanervi a nostre spese.
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