IL GOVERNO SI APPOGGIA SU DRAGHI E SUI RISPARMI DEI CITTADINI PER NON AFFONDARE
di Giacomo Stucchi
Nei giorni scorsi avevamo manifestato le nostre preoccupazioni per
l’incapacità del governo Renzi nell’affrontare le “tempeste finanziarie”; e i
fatti ci hanno dato ragione. Se da una lato, infatti, è vero che i mercati
finanziari si muovono autonomamente, dall’altro lato, è altrettanto vero che le
misure economiche adottate da un governo possono incidere sulle decisioni che
gli investitori prendono in Borsa. D'altra parte, se tutte le volte che
cominciano le turbolenze sui mercati finanziari necessita una dichiarazione
del presidente della Bce, Mario Draghi, per calmare le acque ed evitare
spiacevolissime conseguenze di carattere economico e finanziario al nostro
Paese, vuol dire che il governo Renzi e le sue politiche economiche hanno
pochissima credibilità. Mercati o meno, però, qui bisogna prendere atto di un
duplice fallimento: quello della politica economica dell’Unione europea, che con
le sue rigide regole ha messo in difficoltà le economie degli Stati membri ed
impedito la crescita, ma anche quello dei governi a guida Pd che negli ultimi
quattro anni hanno messo il Paese in braghe di tela. Basti pensare al crollo
della produzione industriale attraverso i governi Monti-Letta-Renzi e
all’incapacità, soprattutto dell’attuale premier, di saper cogliere le
opportunità offerte da condizioni internazionali al momento favorevoli, come
quelle del basso prezzo del petrolio e dal Quantitative easing della Bce che
tiene basso lo spread. Si è andato avanti, invece, con mancette elettorali che
non hanno fatto ripartire realmente né i consumi né l’economia; ma anche con una
spesa pubblica improduttiva fuori controllo e con un’eccessiva tassazione (che
diminuisce da una parte, per esempio con il taglio della Tasi sulla prima casa,
e aumenta dall’altra con le tasse sullo smaltimento dei rifiuti e sui servizi in
generale degli enti locali). Poi si spera che non vada in porto il
progetto che Palazzo Chigi avrebbe di utilizzare la Cassa Depositi e Prestiti
quale garanzia pubblica per la bad bank che dovrebbe comprare dalle banche i
crediti deteriorati. Per i titolari di libretti e buoni fruttiferi postali,
ovvero la gran parte dei risparmiatori del nostro Paese, sarebbe infatti un
pessimo affare.
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