SE LA CARTA COSTITUZIONALE DIVENTA UN TROFEO
di Giacomo Stucchi
Il nostro sistema legislativo e istituzionale necessita di una
riforma che lo renda più moderno ed efficiente? Si, certamente; e non lo
pensiamo solo oggi. Infatti il centrodestra, con il supporto determinante della
Lega Nord, ha approvato negli anni scorsi una riforma organica e benfatta che,
però, in occasione del successivo referendum, una propaganda avversa da parte di
una sinistra astiosa ha reso vana. La riforma costituzionale Renzi-Boschi, però,
ha come obiettivo il miglioramento del nostro sistema istituzionale? No, non è
così. Sin dall’inizio del lungo iter di revisione non abbiamo mai avuto dubbi
sull’inconcludenza di una riforma che, tra l’altro, non definisce neppure
esattamente i ruoli e le competenze di quel che resta del Senato. Nel sistema
votato alla Camera nella sua versione definitiva, peraltro, il futuro assetto di
Palazzo Madama lascia anche molto perplessi per la sua modalità di elezione e
di composizione. Non si capisce che vantaggi possa avere quindi il nostro
sistema dal mantenere un’assemblea legislativa praticamente inutile e ridotta a
mero dopolavoro di alcuni sindaci. Allora meglio abolirla del tutto. A meno che
non si voglia ascrivere tra i suoi “pregi” quello di essere funzionale a quel
partito che, in caso di vittoria, con l’Italicum disporrà di un premio di
maggioranza in grado di rendere il Parlamento lo scendiletto del futuro premier.
La sensazione è che quando Renzi definisce le riforme costituzionali come “la
madre di tutte le battaglie”, tale da legarla al suo stesso destino politico,
lasci intendere che per lui la futura Carta costituzionale non sia altro
che un trofeo. Da portare a casa, peraltro, in una clima di ricatti e di
“battaglia”, appunto, che ha coagulato una maggioranza parlamentare variabile
messa in piedi con la promessa di poltrone e di contropartite, altro che spirito
costituente! Ci batteremo, quindi, per spiegare ai cittadini quali sono i
motivi del no a questa riforma costituzionale e lo faremo in tutte le sedi; e
siamo certi che le nostre buone ragioni prevarranno sulla propaganda e sugli
interessi politici del governo e della maggioranza che lo
sostiene.
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