QUEI DETTAGLI SOSPETTI
di Giacomo Stucchi
Anche ai più distratti appare evidente come il calendario dei lavori al
Senato imposto dalla maggioranza di governo, che ha stabilito il voto in aula
sulla riforma costituzionale (l’ultima volta al Senato) per il 19 e il 20
gennaio, e poi il 21 il rinnovo delle presidenze delle commissioni (previsto a
metà legislatura e invece già slittato lo scorso settembre), sia sospetto. E
proprio in quest’agenda dei lavori parlamentari al Senato, apparentemente un
dettaglio, che infatti potrebbe nascondersi tutta la debolezza del governo in
carica. Il fatto è che i numeri a Palazzo Madama a favore di Renzi, e quindi
anche del ddl Boschi, sono ormai un vero e proprio terno al lotto. E quindi la
sensazione, più che fondata, è che anche le presidenze delle commissioni possano
servire alla bisogna; e cioè a raggiungere la fatidica quota 161. Rischiare di
allontanare il voto o, peggio, di andare sotto nella riforma “madre di tutte le
battaglie” può infatti rivelarsi esistenziale per il governo che peraltro mostra di
avere già il fiato corto. I sondaggi infatti danno l’esecutivo in caduta libera
nel gradimento dell’opinione pubblica e anche l’immediato futuro potrebbe
riservare della sgradite sorprese al premier. L’approvazione in tutta fretta
della riforma costituzionale, e il successivo dibattito referendario, offrono
infatti a Renzi l’opportunità di distogliere l’attenzione dell’opinione
pubblica, in primis, dai risvolti che potrebbero arrivare nelle vicende
giudiziarie sul caso Etruria; e poi dalle elezioni amministrative nelle grandi
città, come Milano, Roma o Napoli, dove per il Pd si prospetta una strada tutta
in salita. A tutto ciò si aggiunga che la narrazione renziana di un Paese in
ripresa, dal punto di vista economico, è smentita dalle molte incertezze
esistenti sia sul fronte della produzione industriale sia su quello dei
consumi.
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