NELLE RIFORME UNA FOGLIA DI FICO
di Giacomo Stucchi
Mentre i governi di mezzo pianeta sono giustamente preoccupati per il clima
finanziario da “tempesta perfetta” Renzi definisce la crisi di queste ore una
semplice “turbolenza” che addirittura potrebbe "costituire una grande
opportunità per l'Italia”. Staremo a vedere. Al momento l’impressione è che il
governo più che controllare la situazione sia semplicemente in balia degli
eventi, atteso che non è stato in grado né di contenere per tempo le difficoltà
del nostro sistema bancario né di far ripartire davvero l’economia. Ponendo in
primo piano temi come quello delle adozioni gay, o delle misure come quelle
annunciate contro i "furbetti del cartellino", che certo non sono prioritari
rispetto alle esigenze del momento, l'impressione è che più che affrontare i
problemi li si voglia scansare. Del resto anche l’opera di demolizione
dell'assetto costituzionale risponderebbe a questo disegno. Che trasforma,
peraltro, il bicameralismo perfetto in uno pasticciato. Si definiscono
costituenti ma agiscono da prepotenti e in realtà la forza dei numeri, insieme a
quello dell’attaccamento alle poltrone, è l’unico collante di una maggioranza
parlamentare che al Senato ha potuto contare sul voto determinante di alcuni
transfughi. Senza l’apporto di questi parlamentari Renzi non avrebbe potuto né
governare né approvare la riforma costituzionale. Ma poco importa, perché al
presidente del Consiglio la riforma serve e ancor di più gli serve la
celebrazione del referendum, la foglia di fico alle inefficienze e incapacità
del suo governo. Nel frattempo si millantano risultati che non esistono. Come
quelli sul Jobs act che, nella maggioranza dei casi, più che agevolare la
creazione di nuovi posti di lavoro ha favorito la trasformazione di quelli
esistenti. La verità è che Palazzo Chigi negli ultimi venti mesi, vanificando
gli effetti di una congiuntura economica favorevole, quale quella offerta dal
combinato disposto di vari fattori (politica monetaria della Bce, crollo del
prezzo del petrolio, euro debole), ha perso occasioni importanti per favorire
una reale crescita economica del Paese. Perciò il premier, confidando nella
giusta e legittima aspettativa che i cittadini hanno nel vedere riformate le
istituzioni, spera di trasformare in un plebiscito sul suo governo il referendum
confermativo. Ma perderà la scommessa perché la gente è stanca dei soliti
giochetti di palazzo e non ha più né voglia né tempo di ascoltare alle
chiacchiere renziane.
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