ANNO NUOVO VECCHI PROBLEMI
di Giacomo Stucchi
L'anno che si è appena concluso non ha, purtroppo, buone notizie da
ascrivere al merito del governo in carica. I fallimenti infatti sono di gran
lunga maggiori e più importanti dei riconoscimenti che semplicemente non
esistono. Le prospettive poco rosee per la ripresa economica mondiale, i nuovi
e vecchi scenari geopolitici globali che si presentano prepotentemente alla
ribalta in questi primi giorni del nuovo anno, rendono inoltre l’idea di quanto
poco rilevante e lungimirante sia il governo del nostro Paese. Renzi ha infatti
impantanato il Parlamento per due anni in un’attività legislativa che ha visto
in primo piano delle riforme costituzionali, certamente necessarie ma mai
veramente prioritarie rispetto alle esigenze del momento, e rischia adesso di
fare altrettanto per i prossimi mesi con questioni come quelle della “stepchild
adoption”. Intanto, sul fronte economico, la ripresa dell’occupazione è ancora
lenta e di questo passo per recuperare i posti di lavoro persi con la crisi ci
vorranno decenni. Tutto questo nonostante i costosissimi, per le tasche dei
contribuenti, provvedimenti del governo quali sono il combinato disposto tra
sgravi alle imprese e l’assunzione a tempo con il cosiddetto Jobs Act. Le prime
esperienze di coloro che sono stati assunti con il Jobs Act, che cominciano a
trapelare sulla stampa, dimostrano peraltro che si tratta di una riforma con
grossi limiti. Si crea l’illusione dell’impiego stabile ma in realtà si mette a
repentaglio la solidità e la sicurezza delle stesse vite di chi, giovane o meno,
è alla ricerca di un lavoro. Per quanto ci riguarda restiamo convinti che una delle
priorità era e rimane quella di mettere mano alla sciagurata legge
Fornero che ha impedito, tra l’altro, agli anziani di andare in pensione e ai
giovani di trovare un lavoro. Infine, il prelievo forzoso dalle tasche dei
cittadini, con la vicenda del salvataggio delle quattro banche, e l’aumento di
alcune tariffe e servizi comunali nel 2016, rendono di fatto ininfluente
l’abolizione della tassa sulla prima casa. Sul fronte internazionale si è
sprecato del tempo prezioso andando avanti con la politica delle pacche sulle
spalle e delle battute. Maggiore risolutezza, e probabilmente anche più
esperienza, avrebbero probabilmente contribuito ad affrontare in modo più
efficace certi dossier, come quello sulla gestione dei flussi migratori. Vicende
quali quelle vissute da molte donne in alcune città tedesche, in particolare a
Colonia, nella notte di Capodanno, faranno forse rinsavire quei falsi buonisti
e perbenisti della sinistra che per mesi e mesi hanno dato dei populisti a chi
lanciava un allarme sociale concreto e realistico. Più in generale è
impossibile non constatare come l’Ue sia divisa su tutto: dalle politiche
economiche e finanziarie a quelle sull'energia. Definiscono chi dissente da
quest'Europa un euroscettico ma io lo definirei più un lungimirante; soprattutto
se questo dissenso, come nel caso della Lega Nord, non è dell'ultima ora.
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