Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

venerdì, febbraio 05, 2016

UN BLUFF CHE POTREBBE COSTARE CARO

di Giacomo Stucchi
Le previsioni economiche della Commissione Ue sul nostro Paese rivedono al ribasso quelle del governo, certificando di fatto una stagnazione permanente determinata da una crescita della nostra economia davvero poco significativa. Il dato, peraltro, segue di poco ed è coerente coi numeri sull’occupazione, pubblicati dall’Istat, che registrano un segno meno su base mensile. Ciò significa che due anni di proclami da parte del premier e di misure governative, in gran parte annunciate e in altri casi diventati provvedimenti legislativi, non sono bastati a rilanciare l’economia e a favorire davvero l’occupazione. In sostanza, su lavoro, crescita economica, ma anche riduzione del debito pubblico, non ci sono stati risultati di rilievo nel 2015 e le previsioni per il 2016-2017 non sono molto ottimistiche; e sono, peraltro, più aleatorie che mai considerate le mille variabili, politiche e congiunturali, da tenere in conto nei prossimi mesi. Tutto questo avrebbe portato qualsiasi governo, democraticamente eletto, a trarre le sue conclusioni. Renzi e i suoi ministri, invece, non solo non pensano minimamente a lasciare la poltrona ma rilanciano. Hanno già dato per scontato che il risultato delle amministrative di primavera, qualunque esso sia, non avrà conseguenze per la vita del governo e guardano già all’appuntamento referendario, sulla riforma costituzionale, come primo test elettorale sulla loro esperienza di governo. Ma è un' operazione ingannevole. Perchè si parte dall’assunto che votare sì alla riforma del Senato, o di quel che ne resterebbe, significhi automaticamente approvare l’operato del governo a trecentosessanta gradi. Un bluff, insomma, che però potrebbe costare caro ai cittadini. Senza un’immediata correzione di rotta nella politica economica e fiscale, che guardi per esempio a un reale ridimensionamento della pressione fiscale ma anche a un significativo taglio alla spesa pubblica improduttiva, il rischio di dover poi correre ai ripari con manovre correttive diventa più che concreto.