Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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venerdì, novembre 03, 2006

A BERGAMO E AL NORD CITTADINI DI “SERIE B”

di Giacomo Stucchi

Se ogni giorno ha le sue pene, con Prodi al governo, e con questa legge finanziaria statalista e classista che sempre di più si sta rivelando una sorta di buco nero che tutto inghiotte e nulla dà, ogni cittadino dovrà espiare la sua penitenza fiscale. Se al momento non è ancora dato sapere quale sarà l’entità dei saldi della manovra (l’ufficio studi della Camera dei Deputati e quello di Confindustria stimano un importo superiore ai 40 miliardi di euro), di certo c’è solo che a far “quadrare il bilancio” saranno soprattutto i contribuenti del Nord. Infatti, come da pentapartitica memoria, saranno ancora Bergamo e le altre province padane a dover pagare il conto di questa salatissima finanziaria. A cominciare dall’ingiustificato incremento del prelievo fiscale operato sulle piccole e medie imprese. In territori come quello della bergamasca, le Pmi producono senza avere sussidi di alcun tipo, pagano regolarmente le tasse e costituiscono il motore dell’economia non solo locale. La mano pesante del fisco giunge peraltro in un momento in cui le imprese, a Bergamo come in tutto il Nord, stanno lentamente uscendo da una congiuntura economica non molto favorevole degli ultimi anni. Proprio adesso che le aziende, che oltre tutto devono fare i conti anche con la sleale concorrenza dei prodotti cinesi illegalmente introdotti nel nostro territorio, cominciano a tirare il fiato, arriva la stangata del governo Prodi a generare pessimismo e sfiducia.
In queste condizioni è inevitabile guardare al futuro con crescente preoccupazione.
Anche perché, oltre ai nuovi balzelli, anche le altre misure del governo non sono certo incoraggianti. Se il buon giorno si vede dal mattino non è certo di buon auspicio la nuova stagione di sprechi nella Pubblica amministrazione dove, per poter per accontentare la sete di potere della pletora di astanti che sta intorno al Professor Prodi, da aprile ad oggi è stato un fiorire di uffici statali, a cominciare da quelli dei nuovi ministri, vice ministri e sottosegretari. Una poltrona per tutti, insomma, un record mondiale, il cui costo è a carico dei soliti fessi che pagano le tasse.
Che dire poi del prelievo forzoso del Tfr alle imprese? Si dirà che questo appartiene ai lavoratori e noi siamo d’accordo. Ma allora, perché darlo allo Stato? Solo a Bergamo e provincia sono molte le imprese importanti che avranno difficoltà ad andare avanti a causa di questo esproprio proletario, senza compensazione alcuna, che non ha precedenti nella vita economica del nostro Paese.
Inoltre, anziché favorire l’incremento dell’occupazione, con il prelievo del Tfr si dà un'altra bella mazzata a chi il lavoro lo offre ancora e per giunta in condizioni disagiate, perché da noi, è giusto ricordarlo, le aziende devono fare i conti con una rete infrastrutturale inadeguata, che il governo precedente stava migliorando, anche in considerazione delle nuove sfide che attendono le nostre imprese.
A questo proposito va sottolineato che con i tagli operati dal ministro dell’Economia Padoa Schioppa, con il beneplacito del suo collega per le Infrastrutture, il “bergamasco” Antonio Di Pietro, possiamo dire addio ai fondi per importanti opere viabilistiche, come le varianti della Valle Cavallina e della Valle Brembana e rinviare a “babbo morto” la realizzazione della Pedemontana. A questo proposito non dimentichiamoci mai che il Ministro Di Pietro aveva gridato allo scandalo, all’atto del suo insediamento, perché il precedente governo aveva assegnato al nord il 70% dei fondi per la realizzazione delle nuove infrastrutture nazionali.
Così come svaniscono le legittime aspettative di sviluppo da parte di cittadini che a questo punto definire di “serie B” non è più un eufemismo e che, soprattutto tra i più giovani, potranno scordarsi un posto di lavoro. Le misure contenute nella finanziaria, o annunciate dal governo nelle settimane passate, che mirano da un lato a introdurre nuovi contributi per gli apprendisti e, dall’altro, a riformare la legge Biagi, lasciano infatti prevedere un futuro a tinte fosche anche su questo fronte.
Una legge innovativa, che ha introdotto una nuova regolamentazione dei rapporti di lavoro, particolarmente apprezzata in zone produttive come la nostra, dove alla garanzia dei diritti riconosciuti ai lavoratori è indispensabile abbinare una maggiore flessibilità del rapporto di impiego, sta infatti per essere smantellata.
Tanto accanimento nel maltrattare la nostra gente, per la quale l’esecutivo Prodi si sta rivelando un abbraccio mortale, porta a pensare ad una precisa strategia punitiva di questo governo nei confronti dei territori economicamente e politicamente più emancipati, come la bergamasca, e quindi potenzialmente in grado di liberarsi una volta per tutte dall’oppressione fiscale di Roma padrona.