Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

mercoledì, ottobre 18, 2006

UNA FINANZIARIA SCIAGURATA

Ogni mese che Prodi passa al governo è un anno indietro per le riforme e per lo sviluppo

di Giacomo Stucchi

La controriforma del sistema radiotelevisivo approvata dal Consiglio dei ministri, ha avuto sull’ex premier Berlusconi lo stesso effetto che l’attacco giapponese a Pearl Labour ebbe sugli americani durante la Seconda Guerra Mondiale. Infatti, dopo le indecisioni e le titubanze dei mesi scorsi, ciò che alla Lega Nord è sempre stato chiaro sin dal primo momento, e cioè l’impossibilità di poter dialogare con la maggioranza di centrosinistra e quindi l’obbligo di seguire la strada maestra dell’opposizione senza se e senza ma, sembra adesso diventare patrimonio comune del centrodestra e prelude a nuove iniziative di protesta. Meglio tardi che mai, per capire che l’obiettivo del Professore non è mai stato quello del dialogo ma di mettere fuori gioco l’avversario politico; fare del territorio, in primis quello Padano che ha dato fiducia alla Lega a alla Cdl, un terreno di conquista per immigrati di ogni latitudine e privarlo delle infrastrutture necessarie al suo sviluppo; consegnare alla criminalità organizzata le chiavi delle nostre città; infliggere alla popolazione nuove tasse, in nome di un rigore economico europeo che tutti gli Stati membri Ue condividono ma solo a parole. Per realizzare questo progetto occorreva però occupare tutte le poltrone istituzionali disponibili. Attività nella quale Prodi e i suoi accoliti, dopo aver rimesso piede a Palazzo Chigi, hanno ampiamente dimostrato di saperci fare facendo incetta di incarichi e ruoli di comando. Dopo di che è stato il momento di annunciare al popolo questa sciagurata Finanziaria che sta facendo perdere fiducia alle imprese e ai cittadini proprio nel momento in cui, dopo anni di crisi economica congiunturale, qualche spiraglio di ripresa cominciava a farsi vedere. Un provvedimento davvero sciagurato, tanto nella forma quanto nella sostanza. Nella forma, perché se è vero che ogni manovra economica (a prescindere dai governi) è sempre stata oggetto di estenuanti trattative tra le parti sociali, l’Esecutivo e le forze politiche che lo sostengono, è anche vero che mai come in questo caso il confronto politico e il dibattito sulle misure economiche da adottare si era trasformato in caos, come invece sta accadendo in questi giorni. Già a settembre, erano bastate poche dichiarazioni del ministro dell’Economia Padoa Schioppa, sulle misure previste dalla Finanziaria, per mandare letteralmente in tilt la maggioranza di centrosinistra. Gli annunci di Schioppa non erano però, come molte volte avviene in questi casi, un semplice ballon d’essai (ovvero un “sondaggio” del governo per vedere le reazioni di partiti e società civile alle misure economiche messe in cantiere); no, qui il problema è molto diverso perché si tratta di conciliare le posizioni dei Ds, della Margherita, e ancora dei Verdi, Idv, Pdci, Rc, Udeur (ovvero l’armata Brancaleone che dovrebbe sostenere Prodi), che non sono mai stati d’accordo su nulla. Salvo togliere le aziende a Berlusconi e tenerlo lontano dalla politica. Ma la Finanziaria, dicevamo, è sciagurata, anche nella sostanza, perché non risolve un bel nulla dei problemi sul tappeto. Non serve ai cittadini, di qualsiasi fascia di reddito, perché non avranno nessun vantaggio né sul piano economico né su quello dei servizi; non serve alle imprese, piccole, medie o grandi che siano, nei confronti delle quali il governo Prodi si è già rimangiato tutte le promesse fatte in campagna elettorale; non serve ai Comuni, ai quali in buona sostanza viene chiesto di chiudere i battenti e di non occuparsi più dei servizi da fornire ai cittadini; non serve alla Pubblica Amministrazione (magistrati, forze dell’ordine, insegnanti, strutture ospedaliere), doppiamente penalizzata tanto per i mancati tagli agli sprechi quanto per lo stop dato al processo di riforme avviato dal governo della Cdl. Tutto questo non ci meraviglia. Mai, nemmeno per un istante, abbiamo creduto che i cinque anni passati all’opposizione avessero in qualche modo fatto evolvere il centrosinistra, in senso liberale e riformista. Il lupo perde il pelo ma non il vizio, così la sinistra, una volta messo piede nella stanza dei bottoni, ha subito azionato le uniche leve che conosce: tasse, proibizionismo e lotta di classe. Stando così le cose, è verosimile che ogni mese che Prodi passa al governo significa un anno indietro per le riforme, per lo sviluppo, per il benessere di tutti i cittadini.