AMMAINATA LA BANDIERA DELLO IUS SOLI PUR DI RESTARE INCOLLATI ALLA POLTRONA
di Giacomo Stucchi
Vorrebbero farci credere che il Pd vuole lo ius soli come "atto di
civiltà" ma la verità è che hanno provato a portare a casa un provvedimento che
lisciasse il pelo all’elettorato di sinistra e progressista, per far risalire
la china a un partito che tutti i sondaggi danno in caduta libera, ma non ci
sono riusciti. In primis perché hanno trovato, dentro e fuori il Parlamento, il
baluardo della Lega Nord ad opporsi e poi perché ci mancava poco che i cittadini
scendessero per le strade per manifestare tutto il loro dissenso. La pressione
esercitata in questi giorni di luglio dai massicci sbarchi di immigrati
clandestini, che mettono a dura prova la capacità di accoglienza delle nostre
comunità, è fortissima. Da Civitavecchia alla Sicilia, si susseguono le proteste
di amministratori e cittadini, giustamente stanchi di dover subire le
conseguenze di questa vera e propria invasione. In questo clima gli stessi
parlamentari di maggioranza sono giunti alla conclusione che forzare su un tema
così dirimente non era proprio il caso. Il premier Paolo
Gentiloni ha preso atto di tutto questo e ha fatto marcia indietro,
consapevole che al Senato rischiava di andare sotto con la conseguenza di dover
rimettere il suo mandato nelle mani del Presidente della
Repubblica. Un gesto che, sicuramente, gli farebbe onore anche in
nome di una coerenza politica che, evidentemente, in questa legislatura non è di
casa a Palazzo Chigi, ma la scelta è stata diversa. Il premier, infatti, ha
preferito ammainare la bandiera di uno dei capisaldi della sinistra, pur di
rimanere incollato alla poltrona il più a lungo possibile, ma ha anche promesso
di riprendere il discorso in autunno. Un impegno che però sarà molto difficile
mantenere quando, in quel periodo, verosimilmente molti altri nodi verranno al
pettine (a cominciare dai provvedimenti economici). Quindi farebbe meglio il
governo a ritirare definitivamente il provvedimento sullo ius soli. Ma il vero
protagonista di questa sconfitta (direi l’ennesima!) è
certamente Matteo Renzi, che ormai non ne azzecca
una. L’ex premier, dopo i fallimenti su referendum costituzionale e riforma
delle legge elettorale, ha cercato di forzare sulla cittadinanza agli stranieri
ma ha scelto il momento, storico e politico, più sbagliato; dando prova di non
avere il polso né del Paese né della maggioranza parlamentare che il Pd
dovrebbe guidare.
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