TRA RENZI E GENTILONI UN SODALIZIO PER LA GESTIONE DEL POTERE
di Giacomo Stucchi
Dopo il diluvio di informazione sui contenuti del suo libro,
forse Matteo Renzi potrà ritenersi soddisfatto per essere
uscito dal cono d’ombra nel quale è stato relegato negli ultimi tempi. Del
libro però, così come del destino editoriale del suo autore, francamente ci
importa poco. Soprattutto perché si tratta di argomenti da campagna elettorale
che il segretario del Pd, sia che vada all’opposizione sia che torni a Palazzo
Chigi, dovrà poi dimostrare di portare avanti davvero. Mettere in discussione il
fiscal compact, ovvero quel trattato votato nel 2012 da tutto il Parlamento ad
eccezione della Lega Nord, o fare marcia indietro sull’immigrazione, dopo aver
sottoscritto l’operazione Triton con la quale il governo del “rottamatore” ha
acconsentito a spalancare i nostri porti agli immigrati, lascia il tempo che
trova se rimane solo una pagina di un libro.
Piuttosto Renzi dovrebbe spiegare ai cittadini come intende
conciliare un’accoglienza agli immigrati “degna ma a numero chiuso”, come ha
detto di volere fare, con le aspettative che l’approvazione dello ius soli
inevitabilmente creerebbe dall’altra parte del Mediterraneo; dove tutte le stime
più accreditate pronosticano come pronti a partire una moltitudine di persone.
Ma anche come mai con la sinistra al governo da più di un lustro, ancora oggi le
persone in povertà assoluta nel nostro Paese sono, secondo l’Istat, circa
quattro milioni e ottocentomila. La verità è che né a Palazzo Chigi né a Largo
del Nazareno hanno la più pallida idea di dove andare a parare,
sull’immigrazione, in economia, nei rapporti con l’Ue. Nel Governo esiste solo un
sodalizio per la gestione e il mantenimento del potere ma navigano a vista su
tutto. Ecco perché i cittadini non hanno alcun vantaggio dal fatto che
l’attuale premier continui a rimanere al suo posto o, addirittura, come sperano
alcuni epigoni della prima Repubblica, che possa ambire a governare anche nella
prossima legislatura; e non esiste un solo motivo che possa giustificare anche
la minima aspettativa in questo governo o in un futuro esecutivo guidato dallo
stesso Presidente del Consiglio. Anche perché, come dimostra l’esperienza degli
ultimi anni, qualsiasi governo guidato o appoggiato dal Pd, prima di risolvere
i problemi del Paese dovrebbe prima districare quelli al suo interno.
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