Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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giovedì, luglio 13, 2017

TRA RENZI E GENTILONI UN SODALIZIO PER LA GESTIONE DEL POTERE


di Giacomo Stucchi

Dopo il diluvio di informazione sui contenuti del suo libro, forse Matteo Renzi potrà ritenersi soddisfatto per essere uscito dal cono d’ombra nel quale è stato relegato negli ultimi tempi. Del libro però, così come del destino editoriale del suo autore, francamente ci importa poco. Soprattutto perché si tratta di argomenti da campagna elettorale che il segretario del Pd, sia che vada all’opposizione sia che torni a Palazzo Chigi, dovrà poi dimostrare di portare avanti davvero. Mettere in discussione il fiscal compact, ovvero quel trattato votato nel 2012 da tutto il Parlamento ad eccezione della Lega Nord, o fare marcia indietro sull’immigrazione, dopo aver sottoscritto l’operazione Triton con la quale il governo del “rottamatore” ha acconsentito a spalancare i nostri porti agli immigrati, lascia il tempo che trova se rimane solo una pagina di un libro. Piuttosto Renzi dovrebbe spiegare ai cittadini come intende conciliare un’accoglienza agli immigrati “degna ma a numero chiuso”, come ha detto di volere fare, con le aspettative che l’approvazione dello ius soli inevitabilmente creerebbe dall’altra parte del Mediterraneo; dove tutte le stime più accreditate pronosticano come pronti a partire una moltitudine di persone. Ma anche come mai con la sinistra al governo da più di un lustro, ancora oggi le persone in povertà assoluta nel nostro Paese sono, secondo l’Istat, circa quattro milioni e ottocentomila. La verità è che né a Palazzo Chigi né a Largo del Nazareno hanno la più pallida idea di dove andare a parare, sull’immigrazione, in economia, nei rapporti con l’Ue. Nel Governo esiste solo un sodalizio per la gestione e il mantenimento del potere ma navigano a vista su tutto. Ecco perché i cittadini non hanno alcun vantaggio dal fatto che l’attuale premier continui a rimanere al suo posto o, addirittura, come sperano alcuni epigoni della prima Repubblica, che possa ambire a governare anche nella prossima legislatura; e non esiste un solo motivo che possa giustificare anche la minima aspettativa in questo governo o in un futuro esecutivo guidato dallo stesso Presidente del Consiglio. Anche perché, come dimostra l’esperienza degli ultimi anni, qualsiasi governo guidato o appoggiato dal Pd, prima di risolvere i problemi del Paese dovrebbe prima districare quelli al suo interno.