RENZI MESSO ALL'ANGOLO DALLA SBERLA REFERENDARIA
di Giacomo Stucchi
Il risultato del voto referendario è stato talmente significativo da avere delle conseguenze che nessuno può ignorare. 1 - Mai più riforme costituzionali che non siano il frutto di una condivisione quanto più larga possibile tra tutte le forze politiche. 2 - Totale attenzione alle vere necessità dei cittadini. Oggi come ieri la priorità non è cambiare la Costituzione ma creare posti di lavoro, ridurre le tasse, controllare l’immigrazione, istituire nuovi rapporti con l’Ue. 3 - Voto subito per dare al Paese un nuovo governo che non sia frutto dei soliti inciuci di palazzo, ai quali il Pd è ormai abituato, e che sia in grado di affrontare le sfide interne ed esterne . 4 – No alla riforma Renzi-Boschi ma anche al governo che l'ha proposta e che ha fatto perdere al Parlamento tre anni di tempo. Renzi lascia sul campo tante di quelle macerie che non sarà facile rimuoverle e che richiedono quindi un intervento immediato. In questi anni di renzismo ci siamo sempre sforzati di denunciare e sottolineare le contraddizioni di un governo che ha scambiato l’attività costituente e quella legislativa con il baratto politico, e che non ha affrontato invece i tanti problemi sul tappeto. Il risultato è che chiunque verrà dopo il premier troverà dei problemi enormi da superare. Soltanto con una seria politica economica, che abbassi davvero le tasse e razionalizzi la spesa pubblica, sarà possibile risalire la china e far ripartire il Paese. L’impressione però è che alla vittoria del No il Pd, partito di maggioranza relativa, che ha fatto il bello e il cattivo tempo della politica negli ultimi anni, voglia anteporre i propri interessi a quelli dei cittadini; e sullo sfondo della crisi politica, che si è aperta con la sberla data a Renzi dagli elettori, si profila all’orizzonte l’ennesima resa dei conti.
Il risultato del voto referendario è stato talmente significativo da avere delle conseguenze che nessuno può ignorare. 1 - Mai più riforme costituzionali che non siano il frutto di una condivisione quanto più larga possibile tra tutte le forze politiche. 2 - Totale attenzione alle vere necessità dei cittadini. Oggi come ieri la priorità non è cambiare la Costituzione ma creare posti di lavoro, ridurre le tasse, controllare l’immigrazione, istituire nuovi rapporti con l’Ue. 3 - Voto subito per dare al Paese un nuovo governo che non sia frutto dei soliti inciuci di palazzo, ai quali il Pd è ormai abituato, e che sia in grado di affrontare le sfide interne ed esterne . 4 – No alla riforma Renzi-Boschi ma anche al governo che l'ha proposta e che ha fatto perdere al Parlamento tre anni di tempo. Renzi lascia sul campo tante di quelle macerie che non sarà facile rimuoverle e che richiedono quindi un intervento immediato. In questi anni di renzismo ci siamo sempre sforzati di denunciare e sottolineare le contraddizioni di un governo che ha scambiato l’attività costituente e quella legislativa con il baratto politico, e che non ha affrontato invece i tanti problemi sul tappeto. Il risultato è che chiunque verrà dopo il premier troverà dei problemi enormi da superare. Soltanto con una seria politica economica, che abbassi davvero le tasse e razionalizzi la spesa pubblica, sarà possibile risalire la china e far ripartire il Paese. L’impressione però è che alla vittoria del No il Pd, partito di maggioranza relativa, che ha fatto il bello e il cattivo tempo della politica negli ultimi anni, voglia anteporre i propri interessi a quelli dei cittadini; e sullo sfondo della crisi politica, che si è aperta con la sberla data a Renzi dagli elettori, si profila all’orizzonte l’ennesima resa dei conti.
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