UN PREMIER DA REPUBBLICA DELLE BANANE
di Giacomo Stucchi
Il “capolavoro” politico di Renzi è sotto gli occhi di tutti. La sua
incommensurabile presunzione lo ha portato a fare approvare dal Parlamento una
nuova legge elettorale ma solo per la Camera, l’Italicum appunto, nella
convinzione che la sua schiforma sarebbe stata sicuramente approvata dai
cittadini; e con essa tutte le modifiche costituzionali, come quella della
trasformazione del Senato. Come tutti sanno, però, le cose non sono andate così
e adesso il caos che ne deriva è una roba da Repubblica delle banane. La
decisione della Consulta di pronunciarsi sull’Italicum quasi alla fine di
gennaio, ancorché motivata dalle ragione addotte dalla Corte, rischia però di
provocare una profonda spaccatura tra Paese legale e Paese reale. Non sono forse
bastati 30 milioni di cittadini alle urne, di cui 20 milioni a sfiduciare il
governo Renzi, a convincere il Palazzo dell’improrogabile necessità di tornare
al voto? Ormai dal lontano 2011, da quando fu defenestrato il governo
Berlusconi, non abbiamo più avuto un governo che fosse una vera espressione
della volontà popolare. E’ vero che nel nostro sistema i governi nascono e
muoiono in Parlamento, ma la volontà popolare non può essere tradita. Si apra
quindi la strada per consentire ai cittadini il libero esercizio del voto e si
venga incontro a una richiesta che proviene da quasi tutte le forze politiche.
Si vada alle urne quindi e si scriva la parola fine alle strategie renziane,
che hanno già fatto abbastanza danni al Paese e alle istituzioni. Le tattiche
di renzi, non certo dettate dalla volontà di dare delle risposte
concrete ai problemi del Paese, ma piuttosto dalla contingente necessità di non
dare ai suoi oppositori il tempo di organizzarsi, non interessano più nessuno.
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