MOMENTO DIFFICILE, GOVERNO RENZI DIMOSTRI DI ESSERRE ALL'ALTEZZA DELLA SITUAZIONE
di Giacomo Stucchi
Il mostro che ormai da mesi attanaglia in una morsa di angoscia e paura una
vasta aria del Centro Italia non accenna a placarsi; e i suoi nefasti effetti,
non ultimo lo scoramento delle popolazioni coinvolte da questo interminabile
terremoto, continuano a dispiegarsi. L’unico sollievo è il lavoro degli uomini e
delle donne della Protezione civile, delle Forze dell’Ordine, dei Vigili del
Fuoco e dei tanti volontari, che cercano di venire incontro per quanto possibile
alle esigenze dei terremotati. Come fare? Di certo le reiterate promesse di una
totale ricostruzione di paesi sepolti dalle macerie, simulacri degli antichi
borghi che tutto il mondo ci invidia, non bastano a tranquillizzare le
popolazioni colpite se poi alle parole non seguono fatti concreti. Stare vicino
agli sfollati, anche fisicamente, è di certo importante; ma lo è altrettanto
dare, per quanto possibile, delle certezze alle famiglie e alle imprese locali
coinvolte dal sisma. L’attività del governo Renzi, posta in essere già
all’indomani della prima tragica scossa dello scorso 24 agosto, temiamo serva,
invece, più a far vedere all’opinione pubblica che l’esecutivo opera in qualche
modo, che non a prendere il toro per le corna e affrontare i problemi sul
tappeto. Tende sì o tende no, container sì o container no, casette di legno sì o
casette di legno no, alloggi in albergo sì o alloggi in albergo no, questa
parodia tragica va avanti ormai da più di due mesi e non fa altro che aggravare
la situazione. Siamo poi rimasti basiti nel sentire il premier chiedere al
Parlamento di fare presto nell’approvare il decreto legge per la ricostruzione
nelle aree del terremoto, prima della forte scossa di domenica scorsa, quando
è stato lo stesso governo Renzi a tergiversare per settimane. Ancora più
basiti, però, siamo rimasti oggi nel sentire il ministro dell’Interno Alfano
utilizzare il terremoto come pretesto per non andare a votare il prossimo 4
dicembre, per la consultazione referendaria sulle riforme. E’ giusto che la
società civile e politica lavorino all’unisono per affrontare questo momento, ma
anche il premier e il suo governo devono dimostrarsi all’altezza della
situazione. Lascino stare la data del referendum, quindi, e pensino piuttosto a
togliere subito di mezzo per decreto tutte quelle procedure amministrative e
burocratiche, tipicamente accentratrici, che impediscono ai sindaci dei
territori colpiti dal terremoto di operare al meglio per venire incontro ad
alcune esigenze. Penso, per esempio, alle parole del sindaco dell'Aquila,
Massimo Cialente, non certo della nostra parte politica, che ha detto di aver
visto le pene dell'inferno per avere deciso di sua sponte di puntellare con
impalcature edifici pubblici in bilico, che altrimenti sarebbero di certo
crollati. Inoltre, diano subito ai comuni colpiti la certezza (non solo a
parole!) dell'esenzione fiscale, già con gli anticipi Irpef e Iva di novembre.
Facciano, insomma, ciò che qualsiasi governo, degno di questo nome, farebbe per
dare delle risposte concrete alle amministrazioni locali e ai primi cittadini
che si trovano, tra l'altro, a dover fare i conti con 200mila case lesionate. Il
terremoto è certo una tragedia, ma lo sarebbe ancor di più un governo incapace
di affrontarla.
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