QUANTO CI COSTERANNO LE RAGIONI DEL SI'
di Giacomo Stucchi
All'indomani della Direzione nazionale del Pd l'impressione è che le
aperture di Renzi sull’Italicum arrivino fuori tempo massimo; e comunque si
rinvia tutto a dopo il referendum, non si prendono impegni su niente, non si
dice una parola sul merito. Insomma, troppo poco e troppo tardi. Il premier,
quindi, non sembra aver convinto più di tanto Bersani e Speranza, che forse non
sono più disposti a dare credito al segretario-presidente. I cittadini sono
costretti così ad assistere al paradosso di un premier che, da un lato, cerca di
portare dalla parte del Sì quanti più elettori possibili, ma dall’altro lato non
riesce nemmeno a fare breccia in una parte del suo partito. Intanto prosegue la
martellante propaganda sui media a favore del Sì. La tv pubblica, in
particolare, è ormai totalmente schierata sul fonte del governo e consente al
premier veri e propri monologhi in totale disprezzo di ogni forma di par
condicio. Dagli spot pubblicitari agli interventi del presidente del Consiglio,
che ha ormai smesso i panni di capo del governo per indossare quelli di
imbonitore televisivo a tempo pieno, non passa più una sola ora del giorno e
della sera senza che gli ignari telespettatori siano costretti a sorbirsi le
ragioni del Sì; da parte di un servizio pubblico a pagamento il cui canone ,
grazie a Renzi, hanno peraltro pagato nella bolletta per la luce. Tra una balla
e l’altra, circa i “meravigliosi” cambiamenti che la nuova Costituzione porterà
al Paese, anche la manovra economica del governo viene utilizzata per far
propaganda; ma le regalie elettorali, pensate dal premier per cercare di far
vincere il Sì referendario, alla fine non lasceranno soddisfatta davvero nessuna
categoria sociale. Inoltre, con l’aria che tira dalla parte del Pd, bisognerà
poi vedere quanti estimatori troverà in Parlamento questa manovra. Dalle
pensioni, con tutte le incognite che ancora gravano tanto sulla platea dei
beneficiari dell'Ape quanto sull’aumento e sull’estensione della 14esima per le
pensioni minime, alle imprese, con l'introduzione della nuova Iri, allo sblocco
del contratto degli statali, le risorse messe a disposizione sono infatti
irrisorie e per giunta tutte in deficit. L’impressione è che, alla fine, più
che una reale ripresa economica avremo solo intere categorie sociali
insoddisfatte e nuovi debiti da onorare.
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