Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

martedì, ottobre 18, 2016

UNA MANOVRA DA MAGO SILVAN

di Giacomo Stucchi
Con la manovra economica appena presentata Renzi non si preoccupa di portare fuori dalla crisi economica il Paese, ma soltanto di adottare quelle misure che possono far vincere il Sì al referendum sulle riforme. Non c’è alcun dubbio, infatti, che i provvedimenti annunciati nella legge di bilancio siano una vera e propria mancia elettorale in vista della consultazione referendaria; e poco importa se nel frattempo la situazione economica e le prospettive di crescita, soprattutto per i più giovani, rimangono drammaticamente al palo. Basti pensare all’aumento della povertà assoluta che, secondo gli ultimi dati, risulta in crescita proprio nella popolazione tra i 18 e i 34 anni di età. Appare evidente, quindi, come la persistente crisi del lavoro stia penalizzando soprattutto giovani e giovanissimi, in cerca di una prima o nuova occupazione, e gli adulti rimasti senza un impiego. Come se non bastassero questi dati negativi c’è poi il crollo delle assunzioni a tempo indeterminato e la crescita dei licenziamenti (+31%) segnalato dall’Inps. Con il taglio della decontribuzione, si conferma quindi il fallimento del Jobs Act, in nome del quale Renzi ha cancellato l'articolo 18 allargando le possibilità per le aziende di licenziare. Ciò nonostante il premier continua nella sua politica degli annunci, unico “supporto” a una manovra economica che manca ancora di tabelle e numeri certi; ad eccezione dei molti miliardi di deficit in più che di sicuro serviranno per finanziare le promesse elettorali. Una farsa contabile alla quale l'Unione europea sembrerebbe non volersi prestare, tanto da segnalare già l’inesistenza delle coperture e le entrate una tantum, per di più derivanti da condoni e quindi aleatorie. Cominciamo dalla Sanità. Qui il premier supera se stesso, perché i “due miliardi di euro in più” annunciati, altro non sono che lo stanziamento già concordato con le Regioni, poi tagliato dal governo e adesso “magicamente” reintrodotto. Poi c’è il capitolo pensioni. Qui la questione è più complessa, ma ancora una volta Renzi gioca coi numeri. I sette miliardi in tre anni per l’anticipo pensionistico coprono, infatti, molti meno lavoratori a fine carriera di quanto gli stessi sindacati avessero sperato nella trattativa con il governo; nessuno sa quindi cosa succederà se le coperture indicate non dovessero essere sufficienti (cosa che, stando alle prime proiezioni, potrebbe essere molto probabile). Ci sono poi i soldi per il rinnovo dei contratti degli statali, che però potrebbero essere ben pochi se si considera che gli stipendi sono bloccati da sette anni, lo sconticino di dieci euro sul canone Rai, l’abolizione dell’Irpef agricola, qualche spicciolo per la famiglia e le scuole paritarie. Insomma, un pò di soldi per quante più categorie sociali possibili, al solo scopo di portarle dalla parte del Sì, e i soliti giochetti di prestigi da Mago Silvan. Ma il numero più fantasmagorico, quello del coniglio che esce dal cappello, è la soppressione di Equitalia e la rottamazione delle cartelle esattoriali. Non ci sarà più nessuno a riscuoterle? Certo che no, saranno altri a farlo, ma l’importante è che i cittadini credano che la Bastiglia sia stata presa. Nel frattempo, però, si amplia la platea per la voluntary disclosure, che verrebbe allargata anche al denaro contante detenuto in Italia. Una vera e propria beffa per chi le tasse le ha sempre pagate.