Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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martedì, ottobre 25, 2016

PER RENZI LA MANOVRA E IL REFERENDUM SONO DUE FACCE DELLA STESSA MEDAGLIA

di Giacomo Stucchi
Il governo Renzi si è fatto promotore di una riforma costituzionale che ridimensiona il Senato, ma in realtà già oggi è tutto il Parlamento ad essere messo in secondo piano da Palazzo Chigi. La legge di Bilancio sulla quale il premier sta impostando la sua campagna elettorale referendaria, con promesse a mezzo stampa di elargizioni a questa o quell'altra categoria sociale, non è ancora stata presentata al Parlamento. Si tratta di un atteggiamento che dimostra un totale disprezzo delle regole democratiche e delle istituzioni, che non vengono messe nelle condizioni di fare il proprio lavoro. Per giustificare tale inammissibile comportamento il governo si trincera dietro la necessità di un maggiore approfondimento tecnico delle misure da varare, ma la verità è che per Renzi la legge di Bilancio e la consultazione sul referendum costituzionale sono due facce della stessa medaglia: da un lato le promesse elettorali ai cittadini per ottenere il loro voto, dall'altro una riforma costituzionale che abbinata alla legge elettorale farà scempio delle istituzioni democratiche. La calendarizzazione dei lavori parlamentari della sessione di Bilancio, e del voto referendario, non è del resto casuale. Sovrapporre i due passaggi consente a Renzi di andare in giro a fare campagna elettorale per il Sì, promettendo questo e quell’altro e trasformando la legge di Bilancio in un "do ut des". La stessa disputa con Bruxelles sulle politiche di rigore, imposte dal Trattato di Maastrich, appare sospetta. L’impressione è che questa volta, a differenza del 2011, quando non si aspettò nemmeno un istante per mettere alle corde il governo Berlusconi, i burocrati dell'Ue non abbiano nessun interesse a mettere subito in mora il governo Renzi. Non si tratta, però, né di una concessione né di un regalo. Il giudizio sulla manovra presentata dal governo Renzi, priva di concrete coperture e con misure non strutturali ma solo elettorali, ancorché rinviato al 5 dicembre, ovvero dopo la consultazione referendaria, verrà e non sarà certo una buona notizia.