MENZOGNE E RETICENZE DEL PD NELLA CAMPAGNA REFERENDARIA
di Giacomo Stucchi
Nel Pd dicono di voler entrare nel merito della riforma costituzionale ma più
passano i giorni, più i No avanzano nei sondaggi, più il maggior partito di
governo passa dal dibattito alla propaganda. Molti cittadini, per esempio,
cominciano a chiedersi quale sia il vantaggio di mantenere un Senato
depotenziato e privo di poteri effettivi nell’approvazione di molte leggi; ma
anche quale sia la funzione dei suoi componenti, ovvero alcuni consiglieri
regionali, che sommerebbero i due ruoli di amministratore e di legislatore,
senza rispondere però all’elettorato ma al partito di provenienza. Insomma, il
ritornello dei tagli agli sprechi della politica e del miglioramento
dell’efficienza legislativa, che la narrazione renziana continua a raccontare,
non incanta più nessuno. Stupiscono, invece, le dichiarazioni di autorevoli
esponenti del governo e del Pd. Come quelle della ministra Boschi che in
incontri pubblici ha prima detto che "se si dice 'no' al referendum non ci sarà
la forza di ricominciare una nuova riforma costituzionale, in quanto non ci
saranno più le condizioni in Parlamento per approvarla"; e poi ha accostato la
necessità di riformare la costituzione con l’esigenza di vincere le sfide
dell'Europa, del terrorismo internazionale e di combattere l'instabilità.
Insomma, nel Pd si sta perdendo la bussola. Rimane un mistero, inoltre, la data
di celebrazione del referendum. Un enigma che non ha di certo contribuito a
risolvere il presidente del Pd, Matteo Orfini, che alle domande dei giornalisti a margine
di un convegno su quando si voterà è rimasto nel vago, sorprendendo
tutti però quando ha detto che si tratta di “una riforma che aspettiamo da
decenni” e sulla quale “molti hanno fallito nel tentativo di portarla a
compimento”. Chi ha un minimo di memoria storica di questo Paese, infatti, sa
perfettamente che un’altra riforma costituzionale è stata varata dal
centrodestra nel 2006. Purtroppo, però, un centrosinistra ottuso e
inconcludente ha fatto di tutto per boicottare il referendum su quella
riforma, fortemente voluta dalla Lega Nord, che rispondeva alla duplice esigenza
di un nuovo ruolo del Parlamento, con un Senato federale che non fosse solo il
doppione dell’altra Camera ma che si occupasse di specifiche materie, e di
nuovi poteri al Presidente del Consiglio.
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