Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

venerdì, aprile 06, 2007

Il Senato cloroformizzato

di Giacomo Stucchi
E’ veramente singolare che la maggioranza di centrosinistra (con la complicità dei soliti osservatori, che sui quotidiani contigui all’Esecutivo si distinguono per le loro analisi a senso unico) gioisca perché l’opposizione ha votato distintamente al Senato sul rinnovo delle missioni all’estero dei nostri soldati. Non preoccupandosi invece dei voti che anche in questa circostanza gli sono venuti a mancare e che la pongono al di sotto di quella fatidica soglia di “autosufficienza” che lo stesso Capo dello Stato Napolitano, in occasione della crisi di governo di qualche settimana fa, aveva indicato come il punto al di là del quale questo governo non avrebbe più avuto la legittimità democratica per restare in carica. E’ come se una squadra di calcio per vincere un campionato, anziché pensare a giocare e fare la sua partita, guardi soltanto ai risultati degli altri campi. Certo anche quelli possono essere utili alla bisogna ma uno scudetto non si vince soltanto con gli errori delle altre squadre. La strategia di Prodi e compagni appare ormai chiara ed è quella di “cloroformizzare” i propri senatori impedendogli di esercitare liberamente, senza vincoli e condizionamenti di sorta, il mandato che gli elettori hanno loro conferito. Facendo peraltro credere all’opinione pubblica normale ciò che normale non è, ovvero che un Governo continui a restare in sella senza avere i numeri per farlo. Tutti sanno che, dallo scorso aprile, soprattutto al Senato dove l’Unione non ha mai avuto una maggioranza consolidata (che non dipendesse cioè dai raffreddori dei senatori a vita, dalle crisi di coscienza di qualche dissidente della sinistra radicale o dagli umori di qualche parlamentare eletto nelle circoscrizioni all’estero) la politica italiana è diventata una sorta di bazar dove succede di tutto. Siamo ormai abbastanza grandi per non scandalizzarci più di molte cose ma è davvero difficile non restare allibiti dinanzi a ciò che da qualche mese a questa parte accade a Palazzo Madama. Dove, tra intimidazioni, precettazioni, minacce e quant’altro, dire che le prerogative dei parlamentari sono calpestate è quasi un eufemismo. Il fatto è che con l’Unione al governo stiamo assistendo alla peggiore mortificazione possibile della democrazia parlamentare nella storia repubblicana. Ma c’è di più. Di questo passo si corre il rischio che con il tran-tran quotidiano, a questa incertezza del risultato delle votazioni al Senato, e quindi della schizofrenia dell’azione di Governo, ci si possa anche abituare. D’altra parte lo stesso Prodi, un po’ per dissimulare la tensione e un po’ per scaramanzia, almeno in pubblico cerca di non tradire più alcuna emozione. Tanto è vero che, infischiandosene un po’ persino del monito presidenziale, che lo aveva messo in guardia nel tenere a bada la sua traballante maggioranza durante il voto al Senato, non è neppure rimasto a Roma e ha preferito invece continuare nel suo tour per il mondo, di certo più stimolante e gratificante che non la spasmodica attesa a Palazzo Chigi inchiodato davanti alla tv per avere il responso del voto. Del resto, come biasimarlo. Sa benissimo che sotto la sua poltrona c’è un timer che potrebbe segnare in qualsiasi momento l’ultimo giro d’orologio della sua permanenza sulla tolda di comando della nave, che fa acqua da tutte le parti. E quindi, finché può, ne approfitta. Meglio un giro al caldo del Brasile che farsi venire le traveggole con quei puntini colorati del tabellone elettronico dell’aula di Palazzo Madama. Ma mentre Prodi si compiace per l’ennesimo scampato pericolo, la sua maggioranza (soprattutto per opera del suo principale azionista di riferimento, Piero Fassino) non si da pace e cerca di guardare verso nuovi orizzonti che possano rendere meno perigliosa la navigazione del Governo. A noi pare invece un viaggio in piena tempesta, che trova ristoro solo nell’occhio del ciclone.
Tratto da LA PADANIA del 30 aprile 2007