NUOVE RENDITE CATASTALI E TAGLIO DELLE DETRAZIONI FISCALI TRA LE "SORPRESE" PASQUALI DEL GOVERNO GENTILONI
di Giacomo Stucchi
In mezzo al marasma politico e istituzionale, del quale il Pd e le sue
divisioni sono i principali artefici, i cittadini devono temere qualche brutta
sorpresa con un aumento delle tasse? Dalle parti di Palazzo Chigi si cerca di
edulcorare la questione ma alcuni segnali fanno capire che si va proprio in
questa direzione. Le cattive notizie per i contribuenti potrebbero infatti
arrivare alla vigilia della vacanze pasquali, entro il 10 aprile, quando il
governo Gentiloni dovrà varare il Def e il Programma
nazionale di riforma (Pnr). Nel menù del Pnr il piatto forte si annuncia essere
la riforma del catasto, intesa come valutazione dei valori immobiliari basata
sui metri quadri anziché dei vani e, soprattutto, sull’aggiornamento delle
rendite catastali.
Una batosta per tutti i proprietari di immobili che non tiene conto, tra
l’altro, del fatto che dal mercato immobiliare lo Stato già oggi attinge una
cifra mostruosa che, secondo le stime di Confedilizia, supera i 50 miliardi di
euro. Basti pensare ai tributi patrimoniali Imu e Tasi, che ammontano a 22
miliardi. Nell’ultimo lustro tutti i governi hanno attinto al mercato
immobiliare per fare cassa, con il risultato che la tassazione, soprattutto
sulle seconde case, ha raggiunto livelli stellari; deprimendo, peraltro, il
settore dell’edilizia che è sempre stato volano di sviluppo per la nostra
economia. Un ulteriore aumento della pressione fiscale in questo comparto
potrebbe morticare maggiormente del tutto il mercato dell’edilizia, e il suo
indotto, già messi a dura prova negli ultimi anni.
Altra misura annunciata è poi quella della revisione delle detrazioni
fiscali. Un’operazione che di fatto si traduce in un aumento della tasse per
molte famiglie che ne usufruiscono. Il rischio è che anziché eliminare quelle
obsolete si faccia tabula rasa. Un pò come è successo coi voucher, uno
strumento che forse andava riformato ma che invece l’esecutivo ha eliminato del
tutto perché Renzi temeva di perdere un altro referendum dal forte impatto
politico e sociale. L’impressione, quindi, è che le dichiarazioni ufficiali
degli esponenti di governo, che annunciano misure a favore della crescita, siano
solo parole; e che la realtà, invece, sia ben diversa.
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