CON IL NO PER UNA SCELTA DI BUON SENSO
di Giacomo Stucchi
Basterebbero le dichiarazioni del ministro delle finanze tedesco Schauble,
"se potessi voterei Sì al referendum", per capire a chi interessa davvero la
schiforma Renzi-Boschi e convincere anche i più indecisi a schierarsi dalla
parte del No. Così come basterebbero le parole di Renzi sui futuri senatori, che
a suo dire saranno ancora eletti dai cittadini, per capire come ormai la bugia
sia la sua unica arma. Il premier ha tirato fuori persino una scheda che non
esiste, visto che il fac-simile che ha mostrato non potrebbe essere neanche
predisposto poiché manca la legge elettorale da cui dovrebbe scaturire. Forse a
causa della stanchezza, o dello stress di questi ultimi giorni di campagna
referendaria (che lo vedono far comizi praticamente ovunque, anziché occuparsi
dei problemi del Paese), l’impressione è che il premier stia cominciando
davvero a perdere un po' di lucidità. Chi vota No, invece, non deve essere né
stanco né convinto di avere la vittoria in tasca, perché le ultime ore di
campagna elettorale sono quelle più difficili e servono a convincere gli
indecisi sulle buone ragioni del No. Basti pensare, per esempio, alle
conseguenze della riforma del Titolo V varata dalla sinistra nel 2001. Anche
allora ci dissero che quella riforma sarebbe stata la panacea di tutti i mali; e
invece ci sono voluti ben quindici anni e quattro legislature per cercare di
dipanare i molti dubbi e le incertezze che la sinistra ha sempre disseminato
lungo il cammino del processo di decentralizzazione amministrativa nel nostro
Paese. Quindici anni durante i quali più volte la Corte Costituzionale è dovuta
intervenire con le sue sentenze per sollecitare il cammino, più volte
interrotto, delle azioni concrete nella definizione dei rapporti tra Stato e
Regioni, e per risolvere gli innumerevoli casi di contenzioso sulle materie
concorrenti. Dopo tutto questo tempo, e tutti gli sforzi fatti per superare le
varie fasi di stallo, adesso Renzi e il Pd intendono risolvere il problema delle
materie concorrenti semplicemente cancellandole. Uno Stato centralista che
detiene tutte le competenze, utilizzando la foglia di fico del Senato delle
autonomie, e il potere nelle mani di pochi, è quindi il futuro che Renzi ci
prospetta. Per chi, come il sottoscritto, da anni si batte per l’attuazione di
un reale decentramento (che però nel nostro Paese non ha mai visto davvero la
luce) si tratta di una follia; ma dovrebbe esserlo anche pure per tutte le
persone di buon senso che il prossimo 4 dicembre non potranno che scegliere il
No
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