OLTRE AL DANNO ANCHE LA BEFFA
di Giacomo Stucchi
Le promesse fatte da Renzi nel suo tour elettorale per il Paese continuano a
fioccare in ogni dove. Un giro, accompagnato da contestazioni un po’ ovunque,
durante il quale il premier sta dando il “meglio” di sé come imbonitore e come
divulgatore di false speranze. Il presidente del Consiglio continua ad
annunciare lo stanziamento di centinaia di milioni di euro come fossero
noccioline, da ultimo addirittura con l’annuncio dello sgravio totale per tutto
il 2017 per le aziende che assumeranno al sud. Una misura che sa tanto di bufala
per il semplice motivo che, ammesso che le risorse si trovino davvero, il Jobs
Act dovrebbe ormai aver insegnato che gli sgravi per un periodo servono a poco
al fine di creare occupazione stabile. Tanto più nel Mezzogiorno dove, a
cominciare dalle infrastrutture, le imprese non sono nelle migliori condizioni
possibili per operare. Ma poco importa perchè l’obiettivo del governo è solo
quello di far vincere il Sì il prossimo 4 dicembre, senza porsi tanti problemi
sulle modalità. Fra le tante sceneggiate alle quali stiamo assistendo in questi
giorni c’è pure quella di Renzi in versione verginella della politica che, in
caso di vittoria del No al referendum, il giorno dopo non sarebbe disposto a
fare pasticci; perchè lui non è “quello che si mette d'accordo con gli altri
partiti per fare un governo di scopo o un governicchio". Detto da uno che, da un
lato, si è insediato a Palazzo Chigi grazie a una congiura di palazzo, tipica
di quelle pratiche da Prima Repubblica che ha sempre detto di voler rottamare,
e dall’altro, si è fatto approvare una riforma costituzionale da una
raccogliticcia maggioranza parlamentare, suona davvero come una beffa.
Un'altra presa in giro è stata quella di aver portato i cittadini a votare su
un testo costituzionale che più pasticciato non potrebbe essere. Dalle
competenze del nuovo Senato al rapporto tra Stato e Regioni, non c’è davvero
nulla che questa riforma semplifica o migliora; e anzi su molte cose gli stessi
proponenti ammettono che, subito dopo la sua eventuale approvazione, dovranno
metterci mano per cambiarla o modificarla.
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