COMUNQUE VADA IL 4 DICEMBRE RENZI DOVREBBE MOLLARE LA POLTRONA
di Giacomo Stucchi
Si discute tanto su cosa accadrà al governo dopo il responso referendario, ma
l’impressione è che il premier non mollerà facilmente la poltrona. Eppure, a
prescindere dal risultato del referendum, di motivi per mandarlo a casa ce ne
sarebbero parecchi. Dalla riforma della pubblica amministrazione, bocciata dalla
Consulta proprio nei suoi punti principali, al Jobs Act, costato molti miliardi
ma incapace di creare occupazione vera, alla cosiddetta Buona Scuola, che ha
portato ad avere cattedre vuote ancora a fine novembre, il bilancio del suo
esecutivo è infatti fallimentare. Per quasi tre anni Renzi e i suoi ministri,
trascurando le vere emergenze del Paese, dal lavoro che non c’è alle tasse da
record che vanno di certo abbassate, hanno impegnato il Parlamento con delle
riforme che fanno acqua da tutte le parti. Hanno voluto giocare a fare i
riformatori, senza averne però le capacità; e i risultati disastrosi sono sotto
gli occhi di tutti. E che dire poi dell’Italicum? Definita dal premier la più
bella legge elettorale del mondo, può oggi vantare il record assoluto di essere
stata approvata e rinnegata dagli stessi proponenti. Dopo averla votata,
infatti, nessuno oggi nella maggioranza è disposto a difendere un sistema di
voto cucito a suo tempo sulle personali ambizioni del premier e legato a doppio
filo con la nuova Carta costituzionale. Sicché oggi è rimasta una legge senza
padri alla quale tutti sono disposti a dire addio senza alcun rimpianto. C’è
poi il fronte dei rapporti con l’Ue. Anche qui si tratta di un fallimento ma in
questo caso il premier, a suo modo, cerca di giocare d’astuzia. Il presidente
del Consiglio, infatti, a parole si professa contro l’Ue ma poi nei fatti si
rivela essere un preciso esecutore delle sue imposizioni; e per questo sia
Juncker sia i poteri finanziari fanno il tifo per lui. Tutto ciò premesso, il
voto referendario rimane un passaggio importantissimo. E per questo il fronte
del No in vista del voto di domenica prossima deve serrare i ranghi e convincere
quanti più indecisi possibile a votare contro la riforma. Le tenteranno tutte
per imbrogliare le carte. Agiteranno lo spettro dell’incertezza e delle mille
sciagure e disastri che deriverebbero dalla vittoria del No, da quello
finanziario a chissà quale altra diavoleria, ma sarà la loro ultima carta.
Perchè siamo certi che i cittadini non cascheranno in questo tranello; e non si
faranno ammaliare né dalle belle parole né dalle tante mance e mancette che
Renzi ha messo nella legge di stabilità per conquistare voti. Un pacco regalo
fasullo, come la sua politica in tre anni di governo.
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