LE INCERTEZZE DEL GOVERNO DUL FRONTE DELLA SICUREZZA
di Giacomo Stucchi
Il nostro Paese attualmente è impegnato in Iraq in attività, di ricognizione
e addestramento, indispensabili alla coalizione per sconfiggere il terrorismo di
matrice islamica. Si tratta di un ruolo assolto con grande professionalità ed
efficacia dai nostri uomini in divisa, com’è riconosciuto da tutti, ma che ha
permesso fino a oggi al governo Renzi di stare con un piede nella coalizione che
combatte l’Isis e con l’altro in una posizione di attesa. Un atteggiamento di
poca chiarezza e determinazione che, verosimilmente, potrebbe essere stata
materia di confronto tra Hollande e il presidente del Consiglio Renzi. Oltre le
parole di circostanza e di solidarietà alla Francia, che ancora piange i suoi
morti per le vittime dei vili attentati terroristici, non è chiaro però cosa
esattamente Palazzo Chigi abbia in mente per contrastare in concreto,
soprattutto nello scenario siriano, la minaccia jihadista. Vedremo. Per il
momento ci limitiamo a osservare che anche sul fronte interno, mi riferisco
all’annuncio da parte del premier dello stanziamento (già nella legge di
Stabilità) di circa un miliardo di euro per il comparto sicurezza, non è ancora
chiaro con quali coperture questo possa avvenire. C'è poi da dire che sarebbe
ora che le forze politiche della coalizione di governo la facessero finita con
gli attacchi alla Lega Nord: l’unico movimento politico che da tempo esorta il
governo ad adottare misure più concrete sul fronte della sicurezza. Ma questi
provvedimenti non arrivano. Basti pensare che si continua a dare vitto e
alloggio almeno a centomila immigrati che si trovano sul nostro territorio,
metà di quali è scontato non avrà il riconoscimento dello status di profugo.
Cosa voglia fare il governo con queste persone, se continuare ancora a
mantenerle, e con quali prospettive per noi e per loro, sarebbe ora di
chiarirlo.
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