LE OCCASIONI PERDUTE DEL GOVERNO RENZI
di Giacomo Stucchi
Navigare con il vento in poppa, si sa, è facile ma attribuire all’azione del
governo Renzi i meriti dei timidissimi segnali di ripresa della nostra economia
è da mistificatori. Se gli investitori sono disposti ad acquistare Bot e Btp, a
un tasso negativo, non è perchè all’improvviso hanno acquistato fiducia in chi
guida il Paese ma perchè, molto più semplicemente e forse in modo meno evidente
ai più, c’è un signore di nome Mario Draghi che, alla guida della Banca centrale
europea, continua ormai da mesi ad acquistare titoli pubblici. Un’immissione di
liquidità senza precedenti che ha rimesso in piedi i bilanci della banche,
rilanciato i crediti al consumo e rivitalizzato la domanda. Tutto ciò spiega
come mai la paura dello spread sia un lontano ricordo e i consumi crescano un
pò; altro che bonus da ottanta euro! Altra condizione senza precedenti è il
calo del prezzo del petrolio, che da solo determina un incentivo straordinario
allo sviluppo. Dinanzi a questi eventi la domanda da porsi, quindi, è se il
governo Renzi stia facendo il massimo per sfruttare una situazione da Bengodi.
La risposta è no. In primis, a causa del ritardo con il quale Palazzo Chigi si è
mosso rispetto ai suddetti eventi. Oggi il premier parla di abbassare le tasse
ma per un anno e mezzo, ad eccezione del citato bonus, dall’effetto puramente
elettorale, abbiamo solo sentito dirgli quanto fosse “strategico” modificare il
Senato e la legge elettorale. Lo stesso Jobs act, altro cavallo di battaglia
renziano, che ha occupato a lungo governo e Parlamento, sembra già aver esaurito
i suoi effetti; e la disoccupazione, soprattutto giovanile, rimane ancora a
livelli drammatici. Inoltre, basta leggere tra i numeri della legge di
Stabilità, appena presentata al Parlamento, per capire quanto siano ingannevoli.
Un governo che avesse davvero voluto sfruttare l’onda lunga di una congiuntura
economica favorevole, che com’è ovvio non continuerà all’infinito, avrebbe
innanzi tutto spinto il piede sull’acceleratore del taglio agli sprechi; che
esistono e che sono ancora tanti. E invece no, si toglie la tassa sulla prima
casa (anche se non a tutti) ma per far questo si rastrellano soldi ovunque,
mettendo persino il canone Rai nella bolletta della luce, ma ci si guarda bene
dal tagliare le unghia a quel mostro che continua a essere la spesa pubblica a
livello centrale.
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