SULL'IMMIGRAZIONE BRUXELLES GIOCA SULL'EQUIVOCO
di Giacomo Stucchi
La strada intrapresa dal governo Renzi per arginare il fenomeno
dell’immigrazione clandestina non appare risolutiva. Dopo la propaganda di
questi giorni si cominciano a capire meglio i contorni della cosiddetta agenda
dell’Ue e ora che la stessa è stata meglio esplicitata confermiamo in pieno le
nostre perplessità sulla sua effettiva efficacia. L’impressione, infatti, è che
il piano Juncker varato dalla Commissione europea sia più un capolavoro di
equilibrismo diplomatico che non la soluzione concreta al problema. Che era e
rimane quella dei respingimenti dei clandestini, così come civilissime
democrazie europee e occidentali fanno da sempre. Invece l’Ue, bravissima a
mettere nero su bianco ogni codicillo quando si tratta di strozzare le autonomie
dei singoli Stati nella gestione dei loro bilanci e diventa equivoca, nebulosa e
poco chiara quando si tratta di assumersi le proprie responsabilità. Basti
pensare, per esempio, che la distribuzione dei profughi nei vari Paesi Ue (le
cosiddette quote), venduta dal trio delle meraviglie Renzi-Mogherini-Gentiloni
all’opinione pubblica come un grande successo diplomatico, si applicherebbe non
al numero complessivo degli immigrati ma solo agli aventi diritto d’asilo.
Insomma, nei 28 Paesi Ue andranno solo quegli immigrati che sono effettivamente
nella condizione di chiedere asilo, mentre i clandestini non si capisce che fine
facciano. O meglio, si può immaginare che, continuando a sbarcare sulle nostre
coste, rimangano a carico nostro. Un fatto non di poco conto soprattutto per i
numeri, in netto aumento, che il fenomeno dell’immigrazione clandestina ha
assunto già nei primi mesi del 2015. Insomma, la sensazione è che il fronte del
Mediterraneo continuerà a essere un grosso problema per il nostro Paese, con o
senza lo pseudo aiuto di Bruxelles.
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