IL GOVERNO IN BALIA DEGLI UMORI PD
di Giacomo Stucchi
C’è una chiara sproporzione tra le cose che il governo Renzi dice di voler
fare, dalle riforme costituzionali ai cambiamenti nella scuola e nel welfare, e
il traballante sostegno parlamentare a supporto della sua azione legislativa .
La riforma della scuola, per esempio, è stata approvata alla Camera ma con una
trentina di parlamentari dello stesso Pd usciti dall’aula al momento del voto
finale. Non si contano, poi, le votazioni nelle quali gli stessi parlamentari
hanno rimarcato il loro dissenso dal gruppo. Un fatto diventato ormai
consuetudine che trasforma il dibattito parlamentare in un perenne congresso
del Pd. Insomma, ci chiediamo, come può un esecutivo che ambisce a essere di
legislatura affrontare le grandi sfide che attendono il paese senza avere il
pieno appoggio del maggior partito di governo, che peraltro è lo stesso che
guida il premier nella sua duplice veste di presidente-segretario? Non è un
mistero che nel Pd ormai, più che ai problemi dei cittadini, si pensi soltanto
ai risultati delle prossime elezioni regionali per una possibile resa dei
conti. Intanto, però, le sorti governative sono affidate agli umori delle varie
correnti che agitano di continuo le acque di quel partito, con inevitabili
conseguenze negative. A smentire la vulgata propagandistica che descrive un
premier rapido nell’assumere le decisioni c'è poi il fatto che, in realtà, pur
avendo il governo Renzi una maggioranza in Parlamento, a Palazzo Chigi sono
costantemente impegnati in meline senza fine tra le varie componenti dem. Il
risultato è quello di ritardare di mesi ciò che invece potrebbe essere fatto in
uno se non ci fossero queste continue trattative che alla fine, però,
portano solo provvedimenti ibridi e spesso privi di efficacia. Dal Jobs act
all’Italicum, dalla scuola alla riforma costituzionale, non c’è un passaggio
parlamentare che non sia stato frutto di mediazioni, assemblee del Pd e riunioni
varie. Alle prossime elezioni, quindi, gli elettori ci pensino bene prima di
mettere la scheda nell’urna.
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