Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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giovedì, marzo 27, 2014

UN'ALTRA SETTIMANA DEL GOVERNO RENZI CONCLUSA CON UN BUCO NELL'ACQUA

di Giacomo Stucchi

La visita del presidente degli Stati Uniti Obama è una di quelle occasioni che certa stampa,  intenta a magnificare qualsiasi cosa faccia o dica il premier Matteo Renzi, non si lascia di certo sfuggire. Così, il presunto feeling tra i due leader, così come l’altrettanto presunta affinità tra il riformismo a stelle e strisce e quello dell’ex sindaco di Firenze, diventano la notizia del giorno. I fatti, invece, dicono che un’altra settimana politica del governo Renzi si è conclusa con l’ennesimo buco nell’acqua.  La pseudo abolizione delle Province, della quale Renzi si è tanto vantato e che invece produrrà più danni che vantaggi, non è riformismo ma trasformismo istituzionale. La riforma produce risparmi talmente irrilevanti da non incidere significativamente sulla spesa pubblica,   ma avrà risvolti molto negativi sulla qualità della vita dei cittadini. Sulle Province, infatti, l’unica cosa certa che si può dire al momento è che sono state abolite con una legge che ne cancella l'elezione, per disciplinare contestualmente nuove regole elettive, prima della loro naturale scadenza. Su tutto il resto, da come verranno ripartite le loro competenze, al ruolo delle nuove aree metropolitane, temiamo il peggio. Chi si occuperà, per esempio, della manutenzione delle strade provinciali, o di quella delle scuole? Il provvedimento adottato individua delle soluzioni, certo, ma è tutto aleatorio e comunque va poi sperimentato sul campo. Ma è un po’ tutta l’agenda del governo Renzi che procede all’insegna della confusione. Nessuno nega l’urgenza dei provvedimenti ma il punto è che bisogna farli bene. La stessa legge elettorale, non può funzionare,  perché consegna il governo del Paese ad una minoranza e taglia fuori dal Parlamento partiti e movimenti ampiamente rappresentativi del territorio. Il caos poi è determinato dal fatto che se si dovesse andare a votare a breve dovremmo farlo con due sistemi di voto, uno alla Camera e l’altro al Senato.