IL CAOS RENZIANO
di Giacomo Stucchi
La politica del doppio binario del presidente del Consiglio, ovvero un’intesa con Forza Italia per fare la legge elettorale e un’alleanza con il Nuovo Centrodestra per governare, fa acqua da tutte le parti e rischia di far precipitare il Paese nel caos. Non solo perché ad essere in gioco ci sono gli interessi contrapposti di Berlusconi e Alfano, ma anche perché è lo stesso Pd, ovvero l’azionista di maggioranza dell’esecutivo, a non essere unito sulle scelte da fare. Tra rinvii e soluzioni pasticciate, al momento la nuova legge elettorale rimane ancora un cantiere aperto, così come molte altre questioni. Le famiglie e le imprese, nelle quali il giovane premier ha creato enormi aspettative con le sue promesse di riforme a ritmo mensile, aspettano intanto le misure a sostegno della ripresa economica, ma la loro attesa è destinata a rimanere tale. Renzi infatti, contraddicendo tutte le dichiarazioni ufficiali che lo hanno sempre visto a favore di una diminuzione della pressione fiscale, non ha tardato molto a scoprire le sue carte. Dopo Monti e Letta anche con lui a Palazzo Chigi rappresenta lo stato vessatore e centralista (come ha fatto con l’aumento dello 0,8 per mille sulla Tasi), che toglie al Nord che produce per elargire a chi spreca (come accaduto con l’approvazione dell’ennesimo decreto Salva-Roma), non ha tardato a materializzarsi. Peraltro l’ulteriore incremento della tassazione immobiliare, ancorché maggiormente concentrato sulla seconda casa e sui capannoni industriali, sembra una patrimoniale camuffata da pseudo riforma. Il fatto che l’ex sindaco abbia scelto di continuare sulla strada delle tasse è quindi sintomatico di cosa aspetta ai cittadini nell’immediato futuro. A quanto pare non va meglio sul fronte delle iniziative a favore dell’occupazione, o del Jobs Act, come ama definirlo il capo del governo, visto che anche in questo caso non solo si annuncia una dilazione nei tempi di approvazione dei provvedimenti ma addirittura uno sdoppiamento. Sembra infatti che la tanto pubblicizzata riduzione del cuneo fiscale arriverà, forse, in un secondo momento lasciando spazio prima ad altre misure che non necessitano di coperture finanziarie. Insomma, alla fine la rivoluzione renziana potrebbe consistere nell’approvare le solite norme rivolte a platee molto ristrette di lavoratori e per questo destinate ad incidere davvero poco sul dramma della disoccupazione.
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