IL GOVERNO DEL "FARE" E' GIA' NEI GUAI
di Giacomo Stucchi
Il presidente del Consiglio potrà pure mandare tweet all’alba dal cortile di Palazzo Chigi ma per il momento il suo esecutivo, più che per il “fare”, sembra caratterizzarsi per gli annunci delle cose che "intenderebbe fare". Certo pare che al premier, anche se riuscisse il miracolo di realizzare alcuni punti del suo programma, rimarrà probabilmente appiccicata l’etichetta di usurpatore. Sarà forse per questo che Renzi ha cominciato subito ad andare in giro per il Paese, ben sapendo che deve recuperare quella parte di opinione pubblica che non ha certo gradito la sua ascesa nella stanza dei bottoni, senza passare dalle urne ma in virtù di un semplice, quanto spericolato, cambio di poltrona. Ma le bugie, si sa, hanno le gambe corte e allora se il giovane premier continua a fare annunci ad effetto, dalla riduzione del cuneo fiscale al pagamento totale dei debiti della pubblica amministrazione, che però non hanno le coperture finanziarie, le cose si mettono davvero male. Un problema che non si pone solo la Lega Nord, che non ha votato la fiducia al nuovo governo, ma anche i cittadini. Le spiegazioni che Renzi ha dato in tv a Ballarò, anziché in Parlamento, su dove intenda prendere i soldi per la sua “rivoluzione” non devono essere sembrate convincenti persino all’ex segretario del suo partito Epifani, che infatti in un'intervista al Corsera ha detto che il problema delle coperture finanziarie potrebbe far fallire il governo. Ma c’è di più. Ammesso che l’ex sindaco riesca davvero a varare almeno alcuni dei provvedimenti annunciati, stornando diverse decine di miliardi di euro, c’è poi da giocare la partita sul fronte Ue, dove bisognerà convincere le autorità di Bruxelles che tali manovre non vanno ad incidere sul famigerato rapporto deficit/Pil. Infine, c’è il fronte delle riforme. L’ordine del giorno della prossima settimana dei lavori alla Camera dei Deputati prevede l’esame delle proposte in materia elettorale, un tema sul quale Berlusconi si aspetta che Renzi mantenga gli impegni presi, ma il segretario e premier sa che a riguardo nel Pd non c’è unità di intenti. Insomma, la carne che il presidente del Consiglio ha messo sul fuoco è tanta, e tale, da lasciare perplessi un po’ tutti.
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