LO SPRINT DI RENZI SI INFRANGE DAVANTI AI RITI DELLA POLITICA ROMANA
di
Giacomo Stucchi
Ad ostacolare il
calendario di Matteo Renzi (a febbraio legge elettorale e riforme istituzionali,
a marzo i provvedimenti per incentivare l’occupazione, ad aprile la nuova
pubblica amministrazione e, dulcis in fundo, a maggio il nuovo fisco) non c’è di
mezzo solo la logica, ed infatti il governo non sarà in carica prima della fine
del mese, ma gli stessi suoi colleghi di partito. La minoranza del Pd, infatti,
ha già posto dei paletti al premier incaricato, rivendicando la necessità di un "confronto sul programma di
governo", manifestando qualche dubbio sull’opportunità di votare la fiducia o
meno e, soprattutto, invitando a "non dare tutto per scontato". Insomma, tutti
segnali che non promettono nulla di buono. Se si tratta di melina,magari allo scopo di
ottenere più poltrone, o di altro, al momento non è dato sapere, ma di certo
gli obiettivi che l’ex sindaco si è prefissato appaiono spropositati e
condizionati da un vizio, al contempo di forma e di sostanza. Di forma, perché
l’impressione che si ricava dai primi passi del presidente incaricato è che i
contenuti, ma soprattutto i tempi direalizzazione del suo programma di governo,
siano buttati lì più per “scioccare” l’opinione pubblica, e convincerla che con
lui a Palazzo Chigi sarà tutto diverso, che non per realizzarli davvero. Di
sostanza, perché per fare le cose che Renzi ha annunciato di voler fare
occorrono risorse e per trovare queste, nelle pieghe di un bilancio dello Stato
asfittico, occorrono scelte condivise da una maggioranza di governo, che è cosa
diversa da quella numerica. Un conto sono i numeri che il nuovo governo potrà
anche ottenere in Parlamento per la fiducia, ma altra cosa è invece la
condivisione di un programma da portare avanti. Tanto più che la presenza del
Ncd di Alfano al governo, toglie allo stesso una sua connotazione politica. La
sensazione comunque è che lo sprint iniziale, che avrebbe dovuto portare ad
avere subito un nuovo esecutivo, si sia già infranto davanti ai riti della
politica romana, da sempre piùattenta ai nomi delle persone che andranno ad
occupare le poltrone ministeriali che non alle cose da fare. Un destino al
quale nemmeno il giovane segretario del Pd sembra sfuggire.
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