CON RENZI A PALAZZO CHIGI TORNA IL CENTRALISMO
di Giacomo Stucchi
Il governo Renzi potrebbe avere il via libera proprio nei giorni in cui una maggioranza parlamentare, sorda alle richieste che vengono dai cittadini di una maggiore sicurezza, mette in libertà migliaia di delinquenti. L'approvazione di uno scandaloso e pericoloso provvedimento, che "risolve" il problema dell’affollamento delle carceri non con la costruzione di nuovi istituti di pena ma mandando a piede liberi i detenuti, è l'ultimo atto di una maggioranza che purtroppo potrebbe succedere a se stessa. Se questo è il viatico del nuovo governo che sta per nascere non c’è da stare per niente “sereni”. Ma c’è dell’altro. Dalle consultazioni che la delegazione del Carroccio ha avuto con il presidente del Consiglio incaricato è apparso evidente che, da parte del nuovo esecutivo, non c’è alcuna intenzione di una ridefinizione dei vincoli europei che hanno strozzato la nostra economia ma, anzi, si va nel segno della continuità degli ultimi anni. Questo significa che il Nord, nella visione del premier, dovrà continuare a tirare la carretta. Inoltre, le strombazzate riforme istituzionali andrebbero nel senso di una stretta sulle autonomie territoriali, con un ritorno in piena regola di quel sistema centralista che tanti danni ha provocato in passato. Altro che rottamatore, con Renzi a Palazzo Chigi avremo un premier centralizzatore e restauratore di un sistema amministrativo che pensavamo di avere, almeno in parte, abbandonato per sempre. Anche sulla scelta dei ministri più importanti, in primis quello dell’Economia, l’ex sindaco di Firenze, alla fine, pur di varare comunque il governo, potrebbe accettare un nome di apparato. Forse un tecnico, comunque qualcuno che garantisca a Bruxelles che nulla cambierà nella politica di rigore economico imposto ai cittadini coi precedenti governi Monti e Letta. Tutto il contrario, insomma, di quello che necessita a famiglie e imprese. In questo quadro il governo non potrà certo avere la fiducia della Lega Nord che rimane quindi all'opposizione, dentro e fuori il Parlamento. La nostra azione politica continuerà ad essere un presidio di democrazia e di libertà in un contesto istituzionale sempre più ispirato ai centralismi, dell’Ue e di Roma, e sempre meno rispettoso delle autonomie territoriali.
Il governo Renzi potrebbe avere il via libera proprio nei giorni in cui una maggioranza parlamentare, sorda alle richieste che vengono dai cittadini di una maggiore sicurezza, mette in libertà migliaia di delinquenti. L'approvazione di uno scandaloso e pericoloso provvedimento, che "risolve" il problema dell’affollamento delle carceri non con la costruzione di nuovi istituti di pena ma mandando a piede liberi i detenuti, è l'ultimo atto di una maggioranza che purtroppo potrebbe succedere a se stessa. Se questo è il viatico del nuovo governo che sta per nascere non c’è da stare per niente “sereni”. Ma c’è dell’altro. Dalle consultazioni che la delegazione del Carroccio ha avuto con il presidente del Consiglio incaricato è apparso evidente che, da parte del nuovo esecutivo, non c’è alcuna intenzione di una ridefinizione dei vincoli europei che hanno strozzato la nostra economia ma, anzi, si va nel segno della continuità degli ultimi anni. Questo significa che il Nord, nella visione del premier, dovrà continuare a tirare la carretta. Inoltre, le strombazzate riforme istituzionali andrebbero nel senso di una stretta sulle autonomie territoriali, con un ritorno in piena regola di quel sistema centralista che tanti danni ha provocato in passato. Altro che rottamatore, con Renzi a Palazzo Chigi avremo un premier centralizzatore e restauratore di un sistema amministrativo che pensavamo di avere, almeno in parte, abbandonato per sempre. Anche sulla scelta dei ministri più importanti, in primis quello dell’Economia, l’ex sindaco di Firenze, alla fine, pur di varare comunque il governo, potrebbe accettare un nome di apparato. Forse un tecnico, comunque qualcuno che garantisca a Bruxelles che nulla cambierà nella politica di rigore economico imposto ai cittadini coi precedenti governi Monti e Letta. Tutto il contrario, insomma, di quello che necessita a famiglie e imprese. In questo quadro il governo non potrà certo avere la fiducia della Lega Nord che rimane quindi all'opposizione, dentro e fuori il Parlamento. La nostra azione politica continuerà ad essere un presidio di democrazia e di libertà in un contesto istituzionale sempre più ispirato ai centralismi, dell’Ue e di Roma, e sempre meno rispettoso delle autonomie territoriali.
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