Governo Monti, cui prodest?
di Giacomo Stucchi
La riforma del lavoro continua a giacere nel limbo delle buone intenzioni di questo governo, e della maggioranza parlamentare che lo sostiene, ma anziché costituire il punto di forza dell'azione dell'esecutivo rischia di diventare il suo capolinea. Per la verità, se ciò dovesse accadere anche a breve, non credo che nel Paese ci sia qualcuno a dispiacersi. Di certo non dispiacerebbe ai trecentocinquantamila (secondo le stime più verosimili) 'esodati', ovvero coloro che, a causa della riforma sulle pensioni del ministro Fornero, e in virtù di accordi presi con le loro aziende prima della riforma stessa, si trovano oggi o si troveranno a breve senza stipendio e senza pensione. Un fatto gravissimo, perché riguarda l'esistenza di tantissime persone e delle loro famiglie, ma che diventa tragico se si pensa che i tecnici erano stati chiamati (almeno così è stato detto) per risolvere le situazioni difficili e, invece, non hanno saputo nemmeno fare i conti con le conseguenze dei loro provvedimenti di legge! Ma un'eventuale caduta del governo Monti non dispiacerebbe di certo anche a chi è stato negato il diritto alla pensione, nonostante ne avesse maturato i requisiti; così come non verseranno una sola lacrima i proprietari di case (l'80 per cento nel nostro Paese) che ancora non sanno quando e quanto dovranno pagare, a uno Stato romanocentrico e tanto famelico quanto inefficiente, per il solo fatto di essere padroni delle mura nelle quali vivono. Come se non bastasse, alle tante incertezze legate a questa nuova imposta, che non ha nulla a che fare con quella pensata nel nostro federalismo fiscale, si aggiunge adesso anche quella di una sua possibile incostituzionalità. Azzardiamo anche il fatto che, probabilmente, se Monti e i suoi ministri (dei quali peraltro si è perso traccia, a cominciare da quello dello Sviluppo Economico) sloggiassero da Palazzo Chigi, forse non ne risentirebbero neppure i mercati finanziari. A giudicare dall'andamento dello spread, infatti, la cura da cavallo imposta al Paese dal Professore, basata tutta sull'aumento della pressione fiscale e non già sulla razionalizzazione della spesa pubblica, sembra servire davvero a poco. La soglia fatidica dei 400 punti è stata di nuovo raggiunta e si resta sempre su un crinale pericoloso. Ma allora a chi giova fare rimanere in carica questo governo se tutte le emergenze, per risolvere le quali era stato chiamato, rimangono lì sul tappeto e anzi si aggravano? E' una risposta alla quale la maggioranza costituita da Pd-Pdl-Terzo Polo ha il dovere di dare subito una risposta. Lo deve ai cittadini ai quali, in nome dell'emergenza economica, prima è stata disconosciuta la loro scelta di voto, e poi è stata imposta una valanga di nuove tasse.
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