Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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martedì, dicembre 01, 2009

DALLA SVIZZERA ESEMPIO DI DEMOCRAZIA

di Giacomo Stucchi

Si tratti di minareti, o di qualsiasi altro argomento, perché stare tanto a discutere, come purtroppo sta accadendo, sul giudizio che è stato liberamente espresso da un popolo? In democrazia il responso popolare è sempre sovrano e su questo principio si basa la civile convivenza di una comunità. Non capisco quindi come ci si possa scandalizzare se il popolo svizzero abbia liberamente deciso di non volere più sul proprio territorio la costruzione di altri minareti. Qui non si tratta di discutere se sia giusto o sbagliato costruire nuovi luoghi di culto per i musulmani in Svizzera, ma di accettare un “verdetto” popolare rispetto al quale non esiste nessuna possibilità di appello. Se è vero come è vero, che gli elementi costitutivi di uno Stato sono il popolo, il territorio e l’autorità, allora sindacare sul risultato del referendum significa mettere in discussione la sovranità stessa dello Stato svizzero! A voler poi entrare nel merito della questione, e quindi del dibattito politico e sociale che inevitabilmente si è acceso, c’è da chiedersi perché su certa stampa, e tra i soliti falsi benpensanti della politica, abbia suscitato tanto scalpore la proposta della Lega Nord di indire referendum consultivi anche in casa nostra. Non si tratta di emulare la confederazione elvetica per il referendum in sé, ma piuttosto per il grande esempio di democrazia, civiltà e libertà, che quelle autorità hanno dato all’Europa intera, consentendo che la consultazione venisse celebrata. Il fatto poi che le istituzioni comunitarie lancino inesistenti, e pretestuosi, allarmi non ci meraviglia più di tanto e, anzi, la dice lunga sullo scollamento esistente tra i popoli e le istituzioni che dovrebbero rappresentarli. Da noi, di che cosa si ha paura? Né serve trincerarsi dietro alla comoda battuta “il voto svizzero è un regalo al fondamentalismo”, perché se c’è qualcuno che non regala niente a nessuno sono proprio gli Stati musulmani. Se dovessimo rifarci al principio giuridico della “reciprocità”, che vige nella diplomazia internazionale, dovremmo allora chiederci se nei Paesi a religione islamica sia consentito o meno la costruzione di chiese e la libera professione di fede per i cattolici. Oppure se nei Paesi a religione islamica esista la libertà e la tolleranza religiosa e, più in generale, se l’opinione pubblica (indottrinata dalle prediche degli imam) sia aperta quanto quella occidentale nell’accogliere gli stranieri, indipendentemente dalla loro razza o religione. La risposta è no! Su un punto vogliamo però essere chiari sino in fondo: qui non si tratta di rifarsi al principio “occhio per occhio, dente per dente”, ma più opportunamente di tutelare e salvaguardare le nostre identità. Se farlo con una croce sulla bandiera, o vietando la costruzione di nuovi minareti, questo lo devono decidere i cittadini. Per quanto ci riguarda, e comunque la si voglia porre la questione, la sostanza è che se un popolo non preserva le proprie tradizioni e la propria storia non ha più né passato, né futuro.